sabato 23 gennaio 2010

Hotel Washington - Paesi Bassi - Olanda - Amsterdam

Nel nostro recente soggiorno ad Amsterdam, abbiamo soggiornato presso questa struttura. La prenotazione l'abbiamo effettuata tramite easybook e devo dire che il tutto è stato molto semplice e che comunque abbiamo dato il numero della carta di credito come garanzia, ma che non è stato addebitato nulla. Infatti fino tre giorni prima era possibile disdire senza incorrere in alcuna penale. Comunque se si decide di pagare con carta di credito, bisogna aggiungere un 4% , mentre un 5% di tassa di soggiorno è una quota fissa da pagare sempre. L'hotel si trova nella zona dei musei, infatti è a soli 500 metri dal Museo di Vangogh e a pochi minuti di tram dalla Stazione Centrale. E' comunque disponibile un servizio taxi convenzionato con l'albergo , il quale propone prezzi molto interessanti. Infatti un viaggio verso l'aeroporto da quattro persone fino a sei costa 42 euro, mentre fino a tre persone viene 35. Il soggiorno è costato per quattro notti, colazione compresa, 380 euro, cioè 95 euro a notte a stanza per tre persone.
Noi avevamo prenotato una tripla, ma in realtà ci hanno assegnato una quadrupla. Il tutto è stato molto utile in quanto il quarto letto fungeva da base per appoggiare valigie e altre cose. I letti erano abbastanza comodi e la stanza era spaziosa. Era provvista di tv color lcd con ricezione di canali satellitari, ma non in lingua italiana. C'era una scrivania, il bollitore per te o caffè, la cassaforte e una poltrona. Era disponibile anche una radiosveglia e il telefono diretto. La grande finestra dava su un cortile interno con giardino, comunque molto bello in quanto pieno di neve. Certo per i canoni personali, la pulizia era sufficiente, però in confronto a quello che si trova, generalmente, in giro, bisogna dire che era abbastanza pulito. La moquette non è sinonimo di igiene e i copriletto, come le tende, avevano un colore indefinito, per il resto il tutto era in buone condizioni. Il bagno fornito di asciugacapelli e box doccia, aveva il lavandino incastonato nel marmo e, nota dolente, la tavoletta del water rotta.
L'albergo era una grande casa familiare costruita agli inizi del secolo scorso. Come tutte le case di Amsterdam è dotata di scale molto ripide e difficoltose da salire con le valigie. Non c'è l'ascensore, per cui è sconsigliato alle persone anziane o con difficoltà motoria. Bisogna dire che il personale è sempre ad aiutarti per ogni evenienza e per portare le valigie. L'organizzazione è ottima e la gentilezza del personale è fuori discussione. Si respira un'aria cordiale e giovanile.
La colazione la mattina veniva servita nell'apposita sala che si trovava proprio in prossimità della reception al piano terra. Ben fornita e con scelta che spaziava tra dolce e salato. A richiesta era possibile avere uova fritte o come si preferiva mangiarle. Molto buoni i panini caldi e l'affettato, discreto il caffè, quello classico servito negli hotel e buona la varietà di marmellate e di altri dolci. Servizio buono e attento alle esigenze dl cliente.
L'ubicazione, come dicevo all'inizio, è veramente ottima. Tutte le attrazioni più importanti, se non in zona, sono facilmente raggiungibili, soprattutto grazie ad un'ottima rete tranviaria. Dall'albergo con il 16 o il 24, si arriva in pochi minuti alla stazione centrale e da li è possibile muoversi anche con la metropolitana. L'albergo è in posizione tranquilla e poi la nostra finestra dava su un giardino interno. La vita notturna a Amsterdam è più facile trovarla in centro, che comunque è a pochi minuti. Negozi ce ne sono abbastanza e per tutti i gusti , essendo nel quartiere dei musei, sono questi la nota dominante e positiva della struttura.

Hieneken Experience - Paesi Bassi - Olanda - Amsterdam

Amsterdam ,oltre ai suoi intrattenimenti noti ai più, è nota anche per essere la città in cui è nata la birra Heineken. Dal nostro albergo ci siamo fatti una bella camminata e dopo circa 45 minuti siamo arrivati al numero 78 di Stadhouderskade, ossia all'ingresso della fabbrica della Heineken, ora diventato luogo di attrazione turistica con il nome di Heineken Experience. Il biglietto è di 15 euro per gli adulti e di 5 per i bambini fino a 16 anni. All'ingresso ci alleggeriamo in quanto l'escursione tra il freddo esterno e la temperatura interna è notevole. Lasciamo i nostri giubbotti al guardaroba e comunque mi porto dietro la macchina fotografica, in quanto è possibile fotografare qualsiasi cosa.
Nel prezzo del biglietto sono comprese due consumazioni di birra, mentre per i bimbi c'è la coca cola. Per verificare il fatto che qualcuno si faccia più bevute del previsto, all'ingresso viene rilasciato un braccialetto, verde per gli adulti e rosso per i bambini, che ha due bottoncini che si danno agli operatori per le birre che spettano. Varcato l'ingresso arriviamo in una specie di pub, dove in un video viene spiegata la storia della birra e della fabbrica in questione. Da notare che la fabbrica vera e propria si trova fuori Amsterdam. Il tutto è spiegato in inglese e non ci sono neanche cartelli esplicativi nella nostra lingua, per cui se da una lato non è positiva la cosa, dall'altro serve come esercizio per ripassare , almeno per il sottoscritto. Camminando si vedono le varie bottiglie che si sono susseguite negli anni e poi troviamo una ragazza che ci spiega come viene prodotta la birra e i suoi ingredienti. Dopo questo ci troviamo nel luogo in cui parecchi anni fa si produceva la birra, ovvero nei forni, ovvero siamo nel cuore e nell'anima della birreria Heineken. Immaginate grossi cilindri di rame, con delle piccole aperture e al suo interno passano delle videoriprese in cui viene spiegato come si arriva al prodotto finale. Si va oltre e ci si imbatte in Karel, Freddy e Charly. Chi sono costoro? Sono i leggendari cavalli Heiniken Shire. Infatti ancora oggi si possono incontrare per le vie della città mentre tirano la carrozza della birra Heineken. Poi si passa ad un'esperienza entusiasmante, cioè si prova a capire come ci si sente ad essere imbottigliati dentro una bottiglia di birra. Grazie ad un viaggio a quattro dimensioni il tutto è possibile. E' difficile da raccontare, ma credetemi è veramente divertente. A questo punto si prova la birra, sempre dietro spiegazione su come si degusta.Non dimenticate sempre in inglese. Le varie pubblicità della Heiniken si possono godere in una sala con divanetti , sono video che tutti conosco molto bene. Il marketing è anche scrivere su una bottiglia di birra il proprio nome e noi lo abbiamo fatto. E' un bel ricordo e viene a costare 5 euro. Molto divertente il fatto di poter inviare dei video e delle foto ai nostri amici, il tutto gratuitamente. Funziona così. Sullo sfondo compare un video e della musica , poi noi ci siamo messi davanti a questo video e abbiamo cominciato a ballare. Quando ho rivisto il tutto a casa con calma, sono morto dalle risate. Soprattutto il video di Jacopo che balla, è esilarante. Adesso si arriva nel regno degli amanti del calcio, infatti la Heinieken è uno dei maggiori sponsor della Champions League . A disposizione c'è anche un bel biliardino e così ho sconfitto Jacopo 10 a 5. Molto belle le maglie esposte e la possibilità di vedere i video della propria squadra del cuore impegnata nella competizione più importante. Siamo arrivati quasi al termine e dopo esserci rilassati su dei lettini un pò spaziali, nei quali si aveva la possibilità di vedere i video delle pubblicità più belle, si arriva alla degustazione finale. Noi ne abbiamo usufruito ben poco, infatti bere a stomaco vuoto non è proprio indicato. Ma questo per i più non è un problema, infatti la maggior parte dei visitatori beveva alla grande. Per finire siamo arrivati all'Heiniken Shop, dove abbiamo comprato un mouse veramente carino, proprio in ricordo di questa esperienza.
Per finire devo dire che è stata una scelta azzeccata e che andare in visita al museo Heiniken è stato proprio divertente

Museo di Anna Frank - Paesi Bassi - Olanda - Amsterdam

Non pensavo di provare delle emozioni così forti, un turbamento interno, che ti rimane per un bel pò. Non è facile dimenticare quello che si vede all'interno della casa di Anna Frank, divenuta ormai un museo, grazie al volere del padre, unico sopravvissuto delle otto persone che per due anni si rifugiarono all'interno della casa. Non è possibile fotografare nulla e gli zaini bisogna metterli non sulle spalle, ma davanti. Il biglietto d'ingresso è pari a 8,50 euro, mentre i bambini fino a 14 anni entrano gratis. Non è facile spiegare a un bambino, nel caso specifico Jacopo, cosa è successo qui e cercare di farlo nel modo più semplice e in quello meno traumatico.
Il Museo si trova in una delle zone più centrali di Amsteerdam, noi siamo arrivati a piedi, dopo una bella passeggiata, con neve incorporata alla camminata. Non sto qui a spiegare la rilevanza e il significato del diario di Anna Frank, bene o male la storia della giovane è nota a tutti. La sua morte avvenne a causa di un'infezione da tifo, la camera a gas le fu risparmiata. Però entrando nella sua casa, è come se si entra nel suo intimo. La prima parte del museo è dedicata alla visita dell'impresa di Otto Frank, il papà di Anna. Questa costruzione è con vista sul canale, mentre quella posteriore è la casa vera è propria, quella dove per 24 mesi, due famiglie, quella di Otto Frank e la famiglia van Pels. La ditta di Otto Frank si occupava di addensante per marmellate e erbe aromatiche per la lavorazione della carne. dato che l'appartamento ove erano nascoste le due famiglie si trovava al piano superiore e direttamente sopra i magazzini, mi è rimasta impressa questa frase scritta d Anna Frank " di giorno dobbiamo camminare in punta di piedi e parlare sottovoce, altrimenti nel magazzino potrebbero sentirci". Solamente durante il fine settimana, quando la fabbrica chiudeva, potevano vivere quasi normalmente, ma sempre reclusi nelle mura dell'abitazione. L'appartamento era tutto al buio, in quanto le finestre davano nella parte del magazzino ove erano custodite le spezie, le quali non dovevano vedere la luce. Tra gli uffici e il nascondiglio, c'era una parete in cui era stato costruito uno scaffale girevole, che ne permetteva l'accesso. Coloro che sapevano del rifugio, cioè quelli che lavoravano negli uffici della fabbrica, aiutavano i clandestini portando loro viveri, giornali e libri. Dopo l'arresto dei clandestini , fu tutto distrutto da parte delle forze naziste. Per questo motivo il papà decise di lasciare l'appartamento vuoto e solo successivamente furono costruiti dei modellini per far capire ai visitatori come dovevano vivere. Molto toccante il segno sulla parete che misurava l'altezza e di conseguenza la crescita di Anna e di sua sorella Margot. La sua cameretta Anna la divideva con il figlio della famiglia van Pels, cioè Fritz. Alle pareti, per renderle meno tristi e meno spoglie, aveva attaccato cartoline e fotografie di stelle del cinema, ,a anche foto della famiglia reale olandese. Oltre a stare attenti a muoversi e a parlare, durante il giorno non bisognava usare l'acqua, altrimenti le tubature avrebbero destato l'attenzione di qualcuno. Tutto questo lo prova anche chi viene a visitare questo luogo, perchè è talmente forte la partecipazione emotiva, che non si rimane indifferenti a nulla. Ad un certo punto, si vedono le foto di alcuni degli otto rifugiati, prima e dopo il loro arresto. Sconvolgente a dir poco. E la forza del padre, che tornato nel giugno del 1945 ad Amsterdam, dopo qualche tempo decise di pubblicare il diario. Anna Frank morì nel marzo del 1945 al campo di concentramento di Bergen-Belsen. Dal 1960 è diventata un museo la casa di Anna Frank, perchè come disse Otto Frank " per costruire il futuro, bisogna conoscere il passato".

giovedì 14 gennaio 2010

Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

La prima volta che sentii parlare di Benedetta Tobagi, fu in una trasmissione televisiva dedicata ai parenti di coloro che erano stati uccisi per mano dei terroristi. Era la prima trasmissione che cercava di dar voce a coloro che veramente avevano sofferto, a coloro che nel silenzio avevano continuato a combattere per mantenere viva la figura dei loro cari. Non più voce solo a coloro che uccidendo , successivamente si sono pentiti e hanno cercato di spiegare i loro folli gesti.
Rimasi molto colpito dalle parole di Benedetta, la quale raccontava della probabilità di incontrare per le vie di Milano l'assassino di suo padre, cioè Marco Barbone. Infatti essendosi pentito ha potuto sfruttare la relativa legge sui collaboratori di giustizia e dopo soli tre anni di carcere è potuto uscire e costruirsi una nuova vita, come se niente fosse, come se il sangue che per mano sua è uscito, facesse parte di un'altra persona , sconosciuta a se stesso.
Per cui, quando è uscito il libro, mi sono sbrigato a comprarlo, con la voglia di leggerlo e capirlo fino all'ultima riga. E qui esce fuori il motivo della mia non totale soddisfazione circa lo scritto. Perchè se è vero, che l'autrice cerca di dare una risposta non solo politica all'accaduto, per cui c'è il forte dubbio che proprio nell'ambiente del Corriere della Sera, giornale ove lavorava il padre, sia stato deciso il suo assassinio, è altrettanto vero, che il fattore politico/terroristico non rende viva , secondo me, quella che era la vera figura di Walter Tobagi.
Intendo dire che non mi aspettavo un libro dai toni lacrimevoli, ma solo un qualcosa che ci raccontasse un pò più nell'intimo questo personaggio. Aldilà delle foto, dei brevi ricordi, il tutto è improntato sulla motivazione di questo assassinio. Vuole un pò ripercorrere la storia dell'Italia, di quella parte della nostra nazione, che negli anni di piombo, era collusa sia con la finanza che con il terrorismo.
Walter Tobagi fu ucciso nel 1980 da una delle tante piccole formazioni nate dalla costola di altre, nate soprattutto per dimostrare quello che erano capaci di fare. In questa occasione fu la "Brigata XXXVIII Marzo" a compiere l'efferato delitto. Quale la sua colpa? Essere il presidente del sindacato dei giornalisti lombardi. Era il 28 Maggio e lui aveva solamente 33 anni. Ha lasciato la moglie e oltre a Benedetta, un altro figlio di sette anni. Mi ha molto colpito la figura del papà di Walter, il nonno di Benedetta, il quale da solo ha combattuto nei tribunali, durante le udienze, contro questi criminali e per fare in modo che la giustizia facesse il proprio corso. Ma soprattutto ha cercato di non far dimenticare il nome di suo figlio e in questo, devo darne atto, c'è riuscita Benedetta, la quale saprà certamente che anche da lassù il papà sarà orgoglioso di quello che lei gli ha dedicato, indipendentemente dalle mie valutazioni personali e dalle moltissime positive che ha ricevuto.

lunedì 11 gennaio 2010

Antica Locanda - Torrita di Amatrice - Rieti

Era da molto che Daniele ci chiedeva di andare a trovarlo nella sua Torrita di Amatrice. Così con il nuovo anno abbiamo deciso di andare. Appena ha saputo del nostro arrivo, mi ha detto che andare a prenotare al ristorante. E meno male che lo ha fatto, perchè oltre al fatto che avremmo trovato solo posti in piedi, non avremmo avuto l'opportunità di assaggiare dei cibi prelibati. Ma non solo buon mangiare, ma anche buon bere, infatti il locale offre una carta dei vini da togliersi il cappello. Insomma per chi è appassionato di vini come me, questo è un grande punto a favore. Insomma ci sediamo e iniziano ad arrivare le pietanze, non senza aver fatto prima una visita alla toilette per lavare le mani e anche questo luogo ha superato l'esame.
Dunque scegliamo come base un buon piatto di antipasti. Arriva un prosciutto , tagliato a mano, degno della massima attenzione . A seguire troviamo una ricottina molto delicata, un piatto di affettati, delle piccole bruschette con fette di lardo caldo, peperoni in padella, mozzarella molto ma molto buona e fette di pecorino romano. Il tutto è stato accompagnato da un vino rosso cabernet sauvignon con gradazione alcolica pari a 13. Azzeccato il vino , ottimi i cibi. Passiamo ai secondi, intanto l'ambiente è sempre più pieno, i tavoli sono pieni in ogni ordine di posto. Questo anche perchè la Locanda è molto semplice da trovare, infatti usciti dalla Via Salaria, km 127, fatti 500 metri si entra nella frazione di Torrita e a questo punto si è arrivati a destinazione. Ma torniamo ai primi piatti, quelli tradizionali della zona. Non può mancare la pasta all'amatriciana, quella alla gricia, in pratica è una matriciana in bianco, la carbonara e le fettuccine ai funghi porcini. Io opto per la gricia e la scelta mi ha soddisfatto ampiamente. Assaggio anche una forchettata di fettuccine ai porcini, funghi buonissimi, pasta normale.Io preferisci quella erta e ruvida. Da notare che tutti i primi, ad eccezione delle fettuccine, sono conditi con il pecorino romano, che ha un sapore molto forte e marcato, per cui il vino è richiesto e dovuto. A questo punto ho provato ad alzare bandiera bianca, il tour dei banchetti sotto le festività sembra non finire mai. Ma dietro insistenza, ho assaggiato un paio di cotolette d'abbacchio ripassate nell'uovo e fritte. Peccato che ero sazio, altrimenti avrei volentieri continuato. Carla ha preso mezzo filetto argentino ed ha detto che la carne era delicatissima. L'ambiente è gioviale, la battuta fatta al momento giusto non manca. Per finire un bel caffè e una fetta di crostata di ricotta con le visciole. Un dolce notevole, ottimo con la grappa. Comunque la grappa sta bene , sempre.
Siamo stati molto bene, ottimo magiare, ottimo ambiente. Abbiamo deciso di tornare, ma quando saranno finiti i tour de force mangerecci.

Antiga Casa dos Pasteis de Belem - Lisbona - Portogallo

Ci troviamo in una delle città che io più adoro, Lisbona. E precisamente nel quartiere di Belem, dove si trovano le maggiori attrazioni della capitale portoghese, come il Monastero di San Geronimo o il Monumento alle Scoperte. Ma soprattutto c'è la famosa Torre di Belem, insomma quando ci si trova in questo quartiere, oltre alla cultura si può e si deve fare un piccolo peccato di gola. Poi se da piccolo diventa grande, non è un gran problema, tanto non è che a Lisbona uno ci viene tutti i giorni.
Arrivare alla Pastellaria è molto semplice, infatti il tram ferma proprio in prossimità di questa pasticceria. La prima volta che sono venuto qui, c'era una fila incredibile e solo grazie alla perseveranza di Marcolino riuscii a assaggiare la famose paste. La seconda volta, insieme a marco e Luisa, sono venuto diretto, non mi sono fermato da nessuna parte ed ho degustato alla grande il loro mitico dolcetto, accompagnato da una spolverata di cannella e dentro pieno di una crema pasticcera, ma con un gusto particolare, direi unico. Anche l'interno, se si riesce a trovare posto, è molto bello, con tutte le maioliche che ornano il locale.Ho provato a rimangiare le paste a Londra, precisamente a Greenwich, in quanto durante il fine settimane c'è un mercato internazionale culinario, ma non è la stessa cosa. Insomma non saltate assolutamente la Pastellaria , perchè ve ne pentireste e quei dolcetti in nessun altro luogo li troverete così buoni. Logicamente si possono degustare tante altre cose, compreso un bel caffè e i prezzi rientrano nella norma della città, cioè un ottimo rapporto qualità/prezzo.

Airport Inverness - Inverness - Scozia

E' il 1° Luglio di quest'anno (2009) e dopo aver fatto gli ultimi giri a Inverness, dove si spende alla grande, prendiamo il taxi che ci porta in circa 15 minuti all'aeroporto. L'imbarco bagagli non è ancora attivo, così , insieme a Jacopo e Marcolino, decidiamo di effettuare un giretto all'interno della struttura. Ma quanto è durato questo piccolo tour interno? non più di 7/8 minuti e andando con molta , ma molta calma. Guardando il tabellone sui voli in partenza, vediamo che il nostro, programmato per le 19 e 10, è l'unico della giornata, anzi c'è ne era stato uno la mattina molto presto per un'altra destinazione che ora non ricordo. Fortunatamente apre l'imbarco, così possiamo toglierci una parte dei bagagli, che non sono pochi, in quanto la nostra permanenza in Scozia è stata di otto giorni e ore ce ne attendevano altri quattro a Londra. Imbarchiamo il tutto e proviamo a rilassarci. All'esterno c'è un grande parcheggio, che fatico a pensare che possa diventare pieno di macchine. Il panorama intorno è interessante e con i colori del sole che fa capolino tra le nubi, è molto suggestivo.
A questo punto ci sediamo al bar, che serve anche pietanze calde e mangiamo qualcosa. Nel frattempo Jacopo fa amicizia con due bambini spagnoli e tra loro parlano una lingua internazionale, quella dei gesti e dei giochi. Ad un certo punto, vedo Marcolino che cambia sguardo, si fa un pò cupo e mi indica il tabellone delle partenze. Il nostro volo viaggia con 60 minuti di ritardo. Porca paletta, una vera iattura. Questo significa arrivare a Londra Luton più tardi e comunque non prima di mezzanotte in albergo. Ma il bello è ancora da divenire. Infatti alle 19 precise, tutti i negozi, bar compreso, posti all'interno dell'aeroporto, chiudono. Non gli interessa nulla che comunque circa 200 persone rimangano per un'altra ora, è l'orario di chiusura e basta! Ma non è finita, in quanto dall'altoparlante,in un inglese stretto, sento il cognome di mia moglie, che comunque era accanto a me. Ci rivolgiamo al banco informazioni e poi lei è pregata di presentarsi al posto di polizia. Non sono molto tranquillo, ma quando la vedo tornerà, mi spiega che le hanno fatto aprire una borsa e tirare fuori tutto. Insomma i controlli non sono mai troppi, soprattutto visti gli ultimi avvenimenti. Quando stiamo per passare i controlli di rito, Jacopo scopre di non avere la psp, corre verso i tavoli del bar e li la ritrova.
Alla fine riusciamo ad imbarcarci sul nostro volo easyjet.
Che dire, un piccolo aeroporto, con un grande parcheggio, con qualche negozio e mai frequentarlo dopo le 19.

Carron Cottage - Inverness - Scozia

Siamo arrivati in questo b&b a causa della poca serietà di un albergatore di Inverness, il quale nonostante avesse il numero della mia carta di credito, a pensato bene di non prenotarmi la stanza. Così siamo andati in giro e abbiamo scelto quello che c'era disponibile. Per dovere di informazione devo dire che la proprietaria si è prodigata per qualunque cosa noi avessimo bisogno e comunque è stata veramente molto gentile.
Le dimensioni della stanza sono abbastanza normali, in cui all'interno è stato ricavato il bagno, privo di finestra. Il letto è il classico letto ad una piazza e mezza con materasso nella norma. La pulizia , insomma non rientra tra i punti di forza del cottage, ma ci siamo adattati. L'arredamento è molto spartano, c'è la tv lcd con canali satellitari, una finestra, un paio dio sedie, oltre naturalmente il letto singolo per Jacopo.
Appena entrati ho avuto l'impressione che fosse un luogo ancora in fase di ristrutturazione, un mezzo cantiere. Invece no, era proprio così, per cui il colpo d'occhio non è dei migliori. Però la cortesia della signora è veramente ammirabile. L'atmosfera è un pò vecchieggiante, però il tutto è rapportato anche al prezzo pagato, un buon rapporto qualità/prezzo
Dunque ricordando le colazioni di Edimburgo, mi è sembrato di stare in un posto ad una stella o sotto. Ma alla fine devo ammettere che la colazione non era male, comunque in gran quantità, ma con una qualità più bassa, anche se alla fine noi mangiamo quasi tutto, poi c'è Jacopo che invece mangia proprio tutto. La sala della colazione erapiena di gingilli, sopramobili, monili, insomma un ambientino si familiare, ma non proprio entusiasmante. anche perchè poi dava con la finestra direttamente su strada.
Per prendere il bus bisogna recarsi al centro della città, 10 minuti di passeggiata , comunque piacevole. La posizione è molto tranquilla e il panorama non è il punto di forza della struttura.

domenica 3 gennaio 2010

Victorian Market - Inverness - Scozia

E' complicato trovare qualcosa di negativo in Scozia, qualcosa che non mi è piaciuto.Forse qualcosa c'è, i voli interni che portano sempre un pò di ritardo, almeno nei due casi che io li ho presi. Comunque una della cose più caratteristiche è sicuramente il mercato coperto di Inverness, il Victorian Market. Inverness è piccolina, la ricordo oltre che per questo caratteristico mercato coperto, per le lepri e i gabbiani che ti vengono a prendere il cibo sul palmo della mano. Qui sembra che non esisti la folle corsa giornaliera della vita, qui è tutto a misura d'uomo, si vive bene e si mangia anche bene, il che non è da sottovalutare. La piccola isola che si trova alle porte della cittadina, è un piccolo gioiello incastonato nel verde della campagna scozzese.
Ma non divaghiamo, anche se è complicato non farlo e passiamo a parlare del mercato.
Si trova a pochi metri dalla stazione centrale e dai mezzi pubblici. Dall'esterno non sembra un mercato, infatti quando siamo passati le prime volte non lo avevamo notato. ma quando abbiamo visto le signore uscire con le buste della spesa, ci siamo guardati e abbiamo preso la decisione di entrare. Alziamo lo sguardo e vediamo una piccola locomotiva che fa il giro di una parte del mercato, sembra sospesa in aria. Jacopo rimane a bocca aperta, è veramente carina come novità. Passiamo davanti al negozio di pesce, perchè chiamarla pescheria o pescivendolo, è un delitto. E' una boutique del pesce. Tutti i prodotti sono sistemati in maniera tale che sembra di entrare in un negozio e chiedere di acquistare un braccialetto d'oro. I prezzi? Nella norma, anzi leggermente più bassi rispetto a quelli normalmente praticati nella mia Roma. Poi c'è il vecchietto che vende tutti i tipi di batterie e il negozio con statuette che rappresentano i cani in tutte le loro forme scozzesi. Per cui il cane poliziotto, quello con il kilt e tanti altri. La cosa buffa, è che all'interno di questo negozio c'è il parrucchiere. Ma spostandosi nella parte opposta del mercato, c'è il barbiere e accanto il calzolaio. Però è come sono arredati che li rende particolari. Il fioraio è un'autentica esplosione di colori e bellezza. Dato che la struttura è molto alta, siamo entrati un uno dei due bar e ci siamo accomodati al piano superiore, facendo molta attenzione alle scale, molto ma molto strette e ripide. Cappuccini discreti e gelati veramente buoni.
Insomma se vi trovate a Inverness, magari anche solo per un giorno, passate un attimo al Victorian Market, tanto è aperto tutto il giorno e vedrete che non ve ne pentirete

giovedì 31 dicembre 2009

Roadhouse Grill - Roma



E' il 2 giugno, giorno della Festa della Repubblica. Decidiamo di andare a fare un giro per Roma. Prendiamo la metropolitana fino alla fermata che si trova a Piazza della Repubblica. Scendiamo per Via Nazionale e cominciamo a camminare con l'intenzione di andare a vedere i Giardini del Quirinale, che comunque verranno aperti solo nel pomeriggio. La giornata è abbastanza variabile, il sole si mischia con le nubi e qualche sporadica goccia di pioggia. E' bella Roma, non ci sono molti turisti, anche perchè ci avviciniamo all'ora di pranzo e i locali aperti, risultano essere abbastanza frequentati. Essendo giorno di festa, ci siamo alzati più tardi, per cui anche la colazione è stata posticipata e il pranzo di conseguenza. Ma ad un certo punto l'orologio biologico della fame, comincia a farsi sentire, così provo a vedere se Khaled, il proprietario di Pasta Love, locale recensito qualche tempo fa dal sottoscritto, sia aperto per il pranzo. Ma niente da fare, allora ci viene in mente la StazioneTermini o meglio viene in mente a Marco e Luisa e non certo per prendere un treno.
Dunque, dentro la Stazione Termini, dalla parte di Via Marsala, si trova questo locale, che ha nella cottura della carne alla griglia, il suo punto di forza. E' luogo ideale per chi arriva alla stazione , per chi decide di partire o per chi come noi si trova al centro di Roma. C'è un pò di fila, ma molto gentilmente e celermente, le ragazze che si occupano dei tavoli, ci riservano un tavolo tondo al piano terra, dove noi tutti, cioè quattro adulti e tre bambini, stiamo molto comodi. Proprio mentre aspettavamo il tavolo, abbiamo letto che il martedì i bambini non pagano. E che giorno era il 2 giugno? Proprio un martedì. Ci sediamo e troviamo sul tavolo, due grossi recipienti di noccioline tostate. L'arredamento interno, riprende lo stile country e dentro tra le varie cose, si trovano anche un piccolo aereoplano e una pompa di benzina. La gentilezza di chi ci ha servito è stata molto apprezzata da tutti noi. La ragazza ha accontentato i bimbi in tutte le loro richieste. Neanche a dirlo, io ho preso un bel filetto al sangue, cotto proprio come piace a me. il piatto è accompagnato da una patata con crema di yogurt e panna. Insomma un sapore un pò particolare, ma niente male. Da bere una birra chiara alla spina, ma devo dire abbastanza insapore e anche la scura non è che fosse migliore. Per i bambini il classico piatto contenente panino con hamburger, patatine e bibita a scelta, più un dolcetto. E questo era gratis, anzi quasi tutto gratis, perchè si paga una quota fissa di un euro e sessanta centesimi. Ci si può stare. Molto buona anche la pulizia dei bagni, che si trovano al piano superiore, ove sono ubicati anche altri tavoli. Da notare che la ragazza che ci ha servito, ci ha invitato a non prendere la carne di maiale, in quanto era congelata, insomma non proprio fresca. Una nota negativa è relativa al servizio, nel senso che si paga e questo non lo trovo molto giusto. La mia conclusione finale è che si può andare, perchè la carne è buona. Il locale è posizionato alla grande e senza aspettarsi una cucina superba, ci si può ritenere più che soddisfatti.

martedì 29 dicembre 2009

Roma, la pittura di un impero - Scuderie del Quirinale - Roma

E' una bella giornata festiva di sole e anche se la sera precedente abbiamo fatto le 3 di mattina, decidiamo, con comodo, di andare a vedere la splendida mostra che si trova all'interno della meravigliose Scuderie del Quirinale. Non è la prima volta che vengo in questo luogo, in quanto durante i suoi dieci anni di mostre altre ne ho visitate. Però è sempre un'emozione entrare in questo posto, fare un giro nella libreria, dove anche stavolta ho trovato un bel libro da comprare successivamente, prima di entrare. Fino al 17 Gennaio c'è la mostra Roma: la pittura di un Impero. Siamo entrati verso le 13, quando non c'era fila e siamo usciti verso le 16, quando la fila c'era , eccome. Per entrare abbiamo sfruttato l'offerta famiglia, cioè ogni bambino accompagnato da massimo due adulti, paga 4 euro mentre i grandi 6. Insomma con 16 euro , più 4 di audio guida, c'è la siamo cavata egregiamente. Rapporto qualità/prezzo, perfetto.
Arrivare alle Scuderie è stato molto semplice, infatti presa la metro A siamo scesi a Repubblica e da li con 10 minuti a piedi lungo Via Nazionale, siamo arrivati a destinazione. Lasciati i giubbotti al guardaroba, gratuito, abbiamo cominciato la nostra visita. Una visita che spiega subito il perchè del nome "colombario", riferito al luogo ove venivano deposti i resti di coloro che trapassavano. Ma è solo l'inizio di un entusiasmante viaggio riferito al livello artistico raggiunto dagli artisti che vissero tra il II° secolo a.C. e il IV° d.C. La mostra è divisa in due piani, al primo si trovano dipinti o parte di essi, che trattano i contesti decorativi, mentre al secondo troviamo rappresentazioni di nature morte, interessante anche il motivo di questo nome a dette opere, scene mitologiche e paesaggi. Tra i due piani si trova la caffetteria, dove si può prendere una pausa per un caffè e per un pranzo, con veduta spettacolare sulla piazza del Quirinale. Ma tornando alla mostra, devo dire che personalmente il secondo piano è risultato più interessante, forse perchè più vicino alle mie esigenze o meglio a ciò che più mi interessa. Mi spiego, il ritratto è qualcosa di più affascinante, rispetto alla decorazione. Ma parliamo di sottigliezze, nel senso che la mostra è interessante in toto. Avendo portato Jacopo, quello a cui lui è rimasto molto interessato, è riferito alll'arte delle lenzuola funerarie, in quanto erano rappresentati gli egizi. Questo è il periodo storico che lui stà studiando in questo momento, per cui il suo interesse è stato maggiore. Quest'opera è la numero 34 dell'audio guida, l'ultima della mostra. Ecco a questo punto uscite dalla sala e vi si presenta un panorama da rimanere a bocca aperta, si vede Roma in tutta la sua bellezza, soprattutto in una giornata come quella di ieri.
Le Scuderie regalano storia, cultura, ma anche una veduta della Città Eterna, veramente stupenda.

venerdì 25 dicembre 2009

Mosquee Hassan II° - Casablanca - Marocco

Casablanca è una città, almeno per quello che riguarda il mio punto di vista, che non mi ha appassionato. Una città ti appassiona sia dal primo momento che la vedi, che senti il suo profumo, invece tutto questo non è successo. Però , fortunatamente, in ogni luogo, qualcosa di positivo esiste sempre. Ecco, la Moschea di Hassan II° rappresenta l'eccezione alla brutta impressione che ho avuto di questa città. Una città piena di taxi di colore rosso, che altro non sono che le nostre Fiat Uno, primo tipo. Una città in cui vedi tanti di quegli uomini seduti fuori dai bar o da luoghi a loro dedicati. Non so, Il Cairo, mi è piaciuta, con tutta il suo caos, la sua profonda povertà, i bambini che ti salutano, ma Casablanca, no. Però , qui succede qualcosa di strano, cioè la Cittadella Santa a Il Cairo, mi colpì relativamente, mentre come ho scritto in precedenza, la Moschea di Casablanca, grazie soprattutto alla bravura della nostra guida ,che non a caso si chiamava Hassan, mi ha colpito molto positivamente.
La Moschea di Hassan II°, è definita una delle meraviglie del ventesimo secolo e capolavoro dell'architettura Arabo-Musulmana. Vederla da fuori fa un effetto incredibile, la sua grandezza è quasi incalcolabile, ma in realtà è la la terza moschea più grande del mondo e la più grande in Marocco. Inaugurata nel 1993, è stata costruita in soli sei anni e economicamente non è gravata sull'economia non molto florida del Marocco, in quanto è stata realizzata grazie ai versamenti volontari dei marocchini stessi. Soltanto nel cortile esterno della stessa, si possono accomodare in preghiera circa 80 mila fedeli. Il suo minareto, alto 210 metri, è il più alto del mondo. E quando arriva la sera, un fascio di luce verde è puntato verso la Mecca. Ribadisco che la bravura della guida è stata fondamentale, per far si che la visita sia stata una cosa indimenticabile. Come indimenticabile è l'interno, con il pavimento fatto con marmo di Carrara e i rilievi, gli stucchi e i tappetti, che sono opera di circa 6000 artigiani provenienti da tutto il Marocco. L'interno può contenere fino a 25 mila persone, grazie ad una superficie di circa 20 mila quadrati. Il soffitto, con dei lampadari di Murano giganteschi, è rimovibile e ai lati ci sono due mezzanini sopraelevati riservati alle donne. Infatti durante la preghiera, uomini e donne, devono essere separati. Dalla sala delle preghiere, tramite un tratto di pavimento fatto con vetro molto spesso, si può vedere la sala delle abluzioni, costituita da 41 fontane. La sala delle abluzioni, è quella sala, dove i fedeli si purificano, infatti bagnandosi con l'acqua , prima della preghiera, si tolgono tutte le impurità. Ma scriverlo è differente dal raccontarlo, è veramente una cosa particolare, che ti fa capire , ma non solo per questo, la differenza tra le varie religioni, nel modo di concepire la quotidianità della parola di Dio o di Maometto. In tutto questo, anche un'altra cosa mi è rimasta impressa, cioè che noi tutti eravamo molto attenti alle spiegazioni della guida, mentre Jacopo, mio figlio, avendo trovato un pezzo di carta, provava i sette passi di Cristiano Ronaldo, quando calcia le punizioni. Ma a parte questo, la visita è stata proprio interessante. Logico che poi c'è sempre qualcuno che non rispetta le regole delle religioni altrui, come quei due signori che hanno cercato di entrare in uno dei due mezzanini riservati alle sole donne e sono stati prontamente ripresi. La visita è terminata con la visita alla sala delle abluzioni , un autentico gioiello incastonato all'interno della Moschea. Ritengo per chi si reca a Casablanca, di spendere almeno un paio di ore alla visita di questo capolavoro architettonico, costruito per due terzi sulle acque dell'Oceano.

lunedì 7 dicembre 2009

Stanco di odiare - Paolo Bannetta


Quando per la prima volta ho preso questo libro in mano, ero a cena insieme all'autore, cioè con Paolo. Eravamo ad uno spettacolo di cabaret e l'occasione è stata sfruttata per una breve presentazione del suo libro. Il suo primo libro. Lui, logicamente, era all'oscuro di tutto e quando è stato chiamato per spiegare la sua opera, l'emozione si è vista sul suo volto. Finita questa breve presentazione, Paolo torna al tavolo e regala a mia moglie Carla e al sottoscritto il suo libro, con una breve dedica. Io non avevo ancora letto nulla, lo apro e sfoglio qualche pagina, leggendo qualche breve passo e l'unica cosa che ho detto è stata: “Questo è un libro bello, ho questa netta impressione”. E non mi sono sbagliato, perchè cominciare a leggerlo e finirlo nel breve tempo di qualche giorno è stato velocissimo.
Ma passiamo al libro, un libro che parla di un maresciallo dell'Arma dei Carabinieri, Paolo Guerra. La storia si svolge a Diano Marina, in Liguria. Perchè proprio questo luogo? Perchè da giovane l'autore ha svolto proprio qui il servizio militare e i ricordi, molto belli, hanno prevalso su qualsiasi altro luogo.
Il libro parla del trasferimento del maresciallo Guerra, in quel di Diano Marina, per cercare di porre fine a un traffico di droga. Lo stesso proviene da una tremenda esperienza personale, da un dolore che ancora non ha fine. Durante un inseguimento, il fuggitivo ha investito e ucciso la moglie e il figlioletto del maresciallo, di appena cinque mesi. Da allora la vita di Paolo è cambiata, con la rabbia e il rancore verso questa vita che le aveva tolto le cose più belle. Giornate intere a cercare di arrestare l'assassino, ma il tempo, inesorabile, rendeva sempre più flebili le speranze di poterlo prendere. Fortunatamente arriva questo trasferimento, luogo in cui ritrova il suo amico del cuore. Lui romanista e l'amico laziale. Ma in questo paesino, prova, dopo tanto tempo, un sentimento che sembrava non albergasse più nel suo cuore. Si innamora, una passione che lo travolge, che lo fa tornare indietro nel tempo, ma che lo mette in lotta con se stesso, con quella parte di lui che ancora pensa alla vendetta e che crede che un nuovo amore, possa fargli dimenticare gli amori che non ci sono più. La sua lotta interna e quella combattuta contro i trafficanti rendono questo libro, avvincente, drammatico, tenero e ironico. Tutte queste sensazioni si racchiudono in 318 pagine. E tutte le sue azioni sono accompagnate dall'inseparabile Giulia, la quale non è una semplice macchina, ma una passione che rasenta un sentimento ben più importante.
Insomma Paolo Guerra, in quel di Diano Marina, avrà a disposizione una squadra che renderà il suo lavoro più semplice, perché il tutto sarà un mix di professionalità e umanità, soprattutto quest'ultima.
Logicamente come in ogni storia, non tutto fila liscio, sia in amore che nel lavoro. Ci saranno intoppi, colpi proibiti e soltanto al termine si saprà se la vita ha restituito a Paolo , quello che con efferatezza, gli aveva tolto in precedenza.
Termino con i miei pubblici complimenti all'autore, perché in questa storia, vagamente autobiografica, vedi la cervicale e non solo, ci sono tutte quelle belle sensazioni che avevo avuto all'inizio.

sabato 5 dicembre 2009

Pala Palino - Ristorante Pizzeria - Roma



Dunque ormai era da tanto tempo che dovevo recarmi in questa pizzeria, praticamente da un anno e mezzo, cioè da quando ha cambiato gestione. Mio cugino sempre a dirmi di andare e provare, ma per una cosa o per un'altra, per il ritmo di vita che ci porta a perdere le cose buone a portata di mano, abbiamo sempre rimandato. Premettendo che poi si trova a circa 10 minuti da dove abito io, per cui veramente una cosa incredibile. Finalmente dopo tanti appuntamenti mancati e impegni di vario genere, riusciamo, anzi ci imponiamo, di andare. E' un mercoledì e niente e nessuno può farci annullare il nostro impegno e il tavolo a nostro nome prenotato.
Dunque arriviamo e un bel parcheggio ci aspetta e questo è un aspetto da non sottovalutare. Annesso al ristorante c'è anche il bar, il quale è aperto fino a tarda notte. Il locale è molto grande e si presta sia per una cenetta a due, sia per cene tra amici e per cene o pranzi di lavoro. Si perchè il locale è aperto sia a pranzo che a cena. Ma torniamo alla descrizione del locale, molto ben tenuto e con il forno a legna ben in vista. La cordialità di che ci lavora è veramente gradevole, ma ancora più gradevole è il cibo. Noi iniziamo con una serie di antipasti, tra cui il prosciutto tagliato a mano, il sapore è nettamente diverso da quello tagliato a macchina, una ricottina fresca, altri affettati e formaggi vari. Insieme vengono servite delle verdurine di stagione, molto buone e gustose. Durante la cena è possibile vedere le partite o gli avvenimenti sportivi più importanti in quanto è visibile la tv satellitare con abbonamento a Sky. Per dovere di informazione, le partite della Roma, sono quelle che vengono viste con maggior frequenza e personalmente è una grande nota di merito. Gli antipasti, avendo già deciso di proseguire con la pizza, gli abbiamo accompagnati con una buona birra alla spina. Della pizza Jacopo non ne ha voluto sapere e ha optato per una pasta allo scoglio, per la precisione pasta lunga fatta in casa. Data la quantità , non è riuscito a terminare il piatto, ma io lo ho assaggiato e devo dire che era veramente superlativo. Dimenticavo che appena seduti vi viene portata una focaccina calda per fermare la fame.
Ma torniamo al vero piatto forte del locale, cioè la pizza. Io per esempio ho preso la pizza palapalino, mentre Carla ha preso una gorgonzola rossa e mio cugino una capricciosa. Il fatto è la qualità della pasta, non sono gli ingredienti. Alla fine i gusti della pizza si possono costruire con facilità, ognuno la può chiedere come più gli piace, ma quando la pasta della pizza è croccante al punto giusto, ben cotta e altamente digeribile, sei di fronte a tre fattori che rendono la pizza veramente eccezionale. Credetemi erano anni che non mangiavo una pizza così buona e pensare che a pochi minuti da dove abito. Quante volte ci siamo abbindolati il cervello per trovare una pizzeria all'altezza e con uno spazio per i bambini? Ecco ora l'abbiamo trovata. E si , perchè da Pala Palino, si organizzano anche feste per bambini e comunque , a richiesta, ci sono dei menù soltanto per loro.
Ma tornando alla cena, non potevamo chiudere che con una focaccia alla nutella, insomma la classica ciliegina sulla torta.
I prezzi sono nella norma, anzi leggermente sotto, ma la qualità è fuori norma, cioè è molto sopra.
Ricapitolando, è stata proprio una bella serata e quando vedevo passare i piatti di portate di altro genere, tra me e me pensavo che la prossima volta, oltre la pizza, perchè non mangiarla sarebbe un delitto, mi gusterò anche qualche altra prelibatezza preparata dalla chef. La cordialità dello staff vi sarà sentire di stare presso casa di amici.
Insomma ve lo raccomando e se non siete di Roma e vi capita di passare , dal Grande Raccordo Anulare, prendete l'uscita Casalotti-Boccea, direzione fuori Roma e in pochi minuti sarete a destinazione. Se siete di Roma, anche se vi è fuori mano, è un delitto non andare almeno una volta.
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