sabato 23 gennaio 2010

Museo di Anna Frank - Paesi Bassi - Olanda - Amsterdam

Non pensavo di provare delle emozioni così forti, un turbamento interno, che ti rimane per un bel pò. Non è facile dimenticare quello che si vede all'interno della casa di Anna Frank, divenuta ormai un museo, grazie al volere del padre, unico sopravvissuto delle otto persone che per due anni si rifugiarono all'interno della casa. Non è possibile fotografare nulla e gli zaini bisogna metterli non sulle spalle, ma davanti. Il biglietto d'ingresso è pari a 8,50 euro, mentre i bambini fino a 14 anni entrano gratis. Non è facile spiegare a un bambino, nel caso specifico Jacopo, cosa è successo qui e cercare di farlo nel modo più semplice e in quello meno traumatico.
Il Museo si trova in una delle zone più centrali di Amsteerdam, noi siamo arrivati a piedi, dopo una bella passeggiata, con neve incorporata alla camminata. Non sto qui a spiegare la rilevanza e il significato del diario di Anna Frank, bene o male la storia della giovane è nota a tutti. La sua morte avvenne a causa di un'infezione da tifo, la camera a gas le fu risparmiata. Però entrando nella sua casa, è come se si entra nel suo intimo. La prima parte del museo è dedicata alla visita dell'impresa di Otto Frank, il papà di Anna. Questa costruzione è con vista sul canale, mentre quella posteriore è la casa vera è propria, quella dove per 24 mesi, due famiglie, quella di Otto Frank e la famiglia van Pels. La ditta di Otto Frank si occupava di addensante per marmellate e erbe aromatiche per la lavorazione della carne. dato che l'appartamento ove erano nascoste le due famiglie si trovava al piano superiore e direttamente sopra i magazzini, mi è rimasta impressa questa frase scritta d Anna Frank " di giorno dobbiamo camminare in punta di piedi e parlare sottovoce, altrimenti nel magazzino potrebbero sentirci". Solamente durante il fine settimana, quando la fabbrica chiudeva, potevano vivere quasi normalmente, ma sempre reclusi nelle mura dell'abitazione. L'appartamento era tutto al buio, in quanto le finestre davano nella parte del magazzino ove erano custodite le spezie, le quali non dovevano vedere la luce. Tra gli uffici e il nascondiglio, c'era una parete in cui era stato costruito uno scaffale girevole, che ne permetteva l'accesso. Coloro che sapevano del rifugio, cioè quelli che lavoravano negli uffici della fabbrica, aiutavano i clandestini portando loro viveri, giornali e libri. Dopo l'arresto dei clandestini , fu tutto distrutto da parte delle forze naziste. Per questo motivo il papà decise di lasciare l'appartamento vuoto e solo successivamente furono costruiti dei modellini per far capire ai visitatori come dovevano vivere. Molto toccante il segno sulla parete che misurava l'altezza e di conseguenza la crescita di Anna e di sua sorella Margot. La sua cameretta Anna la divideva con il figlio della famiglia van Pels, cioè Fritz. Alle pareti, per renderle meno tristi e meno spoglie, aveva attaccato cartoline e fotografie di stelle del cinema, ,a anche foto della famiglia reale olandese. Oltre a stare attenti a muoversi e a parlare, durante il giorno non bisognava usare l'acqua, altrimenti le tubature avrebbero destato l'attenzione di qualcuno. Tutto questo lo prova anche chi viene a visitare questo luogo, perchè è talmente forte la partecipazione emotiva, che non si rimane indifferenti a nulla. Ad un certo punto, si vedono le foto di alcuni degli otto rifugiati, prima e dopo il loro arresto. Sconvolgente a dir poco. E la forza del padre, che tornato nel giugno del 1945 ad Amsterdam, dopo qualche tempo decise di pubblicare il diario. Anna Frank morì nel marzo del 1945 al campo di concentramento di Bergen-Belsen. Dal 1960 è diventata un museo la casa di Anna Frank, perchè come disse Otto Frank " per costruire il futuro, bisogna conoscere il passato".

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