domenica 19 aprile 2009

Enoteca Regionale Palatium - Roma

E' un sabato sera, molto ventoso e freddo. Ci dobbiamo incontrare con i soliti amici dei nostri viaggi, per scegliere la nostra prossima tappa e buttare giù un itinerario, anche se sommario. Successivamente faremo il punto della situazione e partiranno le prenotazioni. Per dovere di informazione, la tappa scelta è la Scozia. Comunque l'appuntamento è a Piazza di Spagna, dove noi arriviamo con la Metro A, comodissima, mentre Marcolino, Antonella, Cristina e Elisa, arrivano dalla scalinata di Trinità dei Monti. Come potrete immaginare, ci troviamo in una delle zone più belle di Roma. Basta che ti giri e ogni immagine che vedi, sembra una cartolina. Prima di andare a mangiare , ci facciamo una bella camminata per Via del Corso e viuzze limitrofe. Tutto questo è il preludio ad una serata indimenticabile, sia per la compagnia, che comunque già sapevo essere tale, ma soprattutto per la cena e l'ambiente in cui mi sono ritrovato. Sono le otto e ci cominciamo ad avvicinare all'Enoteca Regionale Palatium, che si trova in Via Frattina 94, angolo con Via Borgognona.
Arrivati all'enoteca, benediciamo il momento in cui Marcolino ha prenotato, perchè quello era l'ultimo tavolo disponibile. Entri e ti sembra di essere catapultato in un'atmosfera che non è solita in un sabato sera. E' ancora orario di aperitivo, infatti al bancone ci sono parecchie persone che degustano cibi e bevande, tutte e due rigorosamente della regione Lazio. Anche coloro che vi lavorano sono dipendenti della regione e hanno una professionalità e una cura nel seguire il cliente, che se qui mettessero le faccine colorate che si è inventato Brunetta per alcuni uffici pubblici, qui sarebbero sempre e solo verdi. Scusate e andiamo avanti. Appena ci sediamo ci portano il menù, che comunque si può vedere anche sul sito internet e ci chiedono quale e quanta acqua preferiamo. Alla spalle del tavolo c'è tutta una serie di prodotti in vendita, dal miele, al cioccolato, ai legumi, per passare alla parete di fronte, ove ci sono i vini e i distillati. Per iniziare , come aperitivi, prendiamo un Moscato di Terracina Oppidum Brut. Appena lo avvicini al naso, senti un bouquet di profumi, sensazionale. Sempre rimanendo tra i vini per la cena abbiamo scelto un rosato della azienda Carpinetti del 2007, che tocca i 14,5 gradi alcoolici. La scelta nel menù è in misura giusta, anche perchè i piatti sono preparati al momento. E questo lo potete vedere, infatti la cucina è a giorno, nel senso che si trova dentro una vetrata e tuti possono vedere quanto sono bravi e professionali i cuochi. Io ho optato per un piatto che non conoscevo affatto, cioè la Tiella di Gaeta con polipetti. Veramente , veramente ottima. Su tratta di una piccola pizza rustica , ripiena di polipetti, pomodorini, alici e piccante il giusto, circondata da olive di Gaeta, per chi non le conosce non sa cosa si perde e filetti di alici. Alla fine con sughetto la scarpetta è arrivata di conseguenza. Jacopo , il mio piccolo, ha optato per le alici fritte, non me ne ha fatta assaggiare neanche una e dato che lui è un buongustaio, il piatto era veramente buono. Altro antipasto particolare è stato la mozzarella di bufala panata , con le puntarelle. Le puntarelle sono una tipica verdura romana, che si mangia cruda con battuto di aglio e alici. Per finire Elisa ha preso il pane nero con patè di fegato e polpettine. Devo dire che li ho assaggiati tutti, anche le alici, grazie a Marcolino e rimango che sono tutti piatti unici nel loro genere.Certo le alici fritte sono un piatto classico, ma il modo come vengono fritte che ne fa la differenza. Io il primo lo ho saltato, mentre gli altri hanno preso tonnarelli cacio e pepe, rigatoni alla carbonara e la minestra del brigante, fatta con i ceci. A questo punto, dopo una piccola pausa, passiamo ai secondi e io vadi diretta alla coda alla vaccinara, piatto simbolo della cucina romana. Altro non è che la coda di vitello, cotta, anzi stracotta nel sugo, con una quantità smisurata di sedano. Insomma qualcosa di veramente ricercato. Un tempo era un piatto povero, ora non più, anzi. Anche la tagliata di filetto che ha preso mia moglie era buona, però per sincerità, la migliore tagliata mangiata fino ad ora è quella di Marco alla Vecchia Posta a in quel di Trevi. Il bello è che mangi, le porzioni sono giuste, non sono esigue, eppure non ti senti pieno, stai bene. E ancora c'è da prendere il dolce, accompagnato da una grappa barricata, gentilmente offerta. Jacopo per non sbagliare è andato sul tiramisù, mentre noi tutti abbiamo optato per la crostata di ricotta romana e arancio con gelato al cioccolato. Mamma mia che buona, abbiamo chiuso la serata alla grande. Devo dire che siamo rimasti fino a mezzanotte, per quanto si stava bene nel locale. L'ambiente è soft, tipico per poter parlare e scambiare un pò di chiacchiere. Al piano superiore c'è un'altra sala, più raccolta e lontana da coloro che si siedono la bancone per mangiare e bere qualcosa di frugale. Ma anche se noi eravamo vicini al bancone, non abbiamo avuto problemi nel colloquiare. L'ultima carineria l'ho scoperta tornando a casa e guardando il conto. Hanno diviso il totale per sei, non contando Jacopo, pensano che essendo un cucciolo avrebbe mangiato meno. Invece , in realtà, è un cucciolo molto affamato, per cui anche lui è entrato nella suddivisione del totale. Che altro non fa che confermare la bontà della serata, perchè 32 euro a testa, per essere nel cuore di Roma, facilmente raggiungibile con la metro, che nel fine settimana è aperta fino all'una e trenta, è veramente sintomatico di un rapporto qualità/prezzo, eccellente.
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