lunedì 4 maggio 2009

Casa Battlo' - Barcellona

Devo dire che quando il giorno di Pasqua sono arrivato a Barcellona, ho sentito un tuffo al cuore. Si perchè nel lontano 2004 è stato il primo viaggio che Jacopo ha intrapreso con noi, cioè la sua mamma e il sottoscritto. Era piccolo, solo 4 anni. Non so quanti chilometri ho fatti di corsa per Barcellona, per farlo giocare e non farlo stancare nella sua prima visita di una città estera. Ora non si contano più le città che ha visitato, ma Barcellona resta sempre in cima alle nostre preferenze. Quella volta vedemmo poco della bellezza artistica riconoscibile nella maestria del Gaudì, così , stavolta, quando abbiamo visto, che anche solo per poche ore, avremmo fatto rotta nella città catalana, mia moglie Carla ha subito messo le mani avanti e ha detto che Casa Battlo', andava visitata assolutamente. Io ho risposto positivamente, ma non è che ne fossi molto convinto. Ma dopo averla vista, ci riandrei un'altra volta e ci rimarrei un paio di ore per gustarmi tutti i particolari architettonici di quella casa. Dunque siamo arrivati al porto di Barcellona, veramente bello, alle otto di domenica mattina. Siamo scesi immediatamente e da li è cominciato il nostro cammino verso Casa Battlo'.
Dunque arrivati vicino all'acquario di Barcellona, abbiamo preso la metropolitana e siamo scesi alla fermata Passeig de Gracia. Attraversiamo la strada e al civico 43 troviamo la Casa. La fila è praticamente nulla, a differenza di quella che troveremo alla fine della nostra visita. Dunque il biglietto viene 16 euro e 50 centesimi. può sembrare un pò caro, ma viene consegnata un'audioguida compresa nel biglietto di ingresso. Già vedendo l'ingresso e la particolarità della scala a chiocciola che conduce al piano nobile, si capisce che si sta entrando in un mondo magico, in un'atmosfera quasi da favola. Casa Battlo', non è un semplice edificio, ma più semplicemente un mito dell'arte. E' il punto di riferimento del Modernismo, con due particolari zone della casa, cioè le mansarde e i camini, che rappresentano le peculiarità dell'edificio, infatti sono queste le zone della casa, aperte al pubblico solo da qualche anno, che riscuotono maggior successo tra i visitatori. Non da meno sono le volte interne, che ricordano la cassa toracica di una balena. La croce tridimensionale e un altro degli elementi indissolubili della casa. In ogni angolo della casa si trova qualcosa di eccezionale, grazie ai giochi di illuminazione di Ingo Mauer. E del gioco di acqua che si trova nel lavatoio, cosa vogliamo dire? insomma è tutto magico, come il saluto particolare che alla fine della visita ci lascia Gaudì, grazie ad una immagine tridimensionale. E pensare che grazie proprio al lavoro che Gaudì ha svolto in questo palazzo, è riuscito ad iniziare quella grande opera incompiuta che altro non è che la Sagrada Familia. Ma tornando alla visita, devo dire che tutto è stato bello. Anche i più piccoli sono rimasti affascinati da questo modernismo, fatto di luci e meraviglia. Il terrazzo è evidentemente quello che attrae di più, perchè da li è possibile fare delle foto alla Barcellona di oggi, che comunque mette in mostra parecchi segni evidenti dell'opera del Gaudì. Non c'è una cosa o particolare nella casa, che non sia al suo posto. Tutto è curato nei minimi particolari. Lo stato conservativo della casa, nonostante le migliaia di visitatori, è ottimo. La scala che conduce dal piano nobile alla soffitta, è un insieme di colori di maioliche e piastrelle. Molto particolari le scale a chiocciola che conducono alla terrazza e l'ascensore che dalle soffitte scende al piano terra. Da notare che nella casa, in realtà un condominio, due appartamenti sono affittati a degli inquilini e infatti il citofono mostra questo.
Che dire ancora. Che è stata una stupenda sorpresa, che invito chiunque vada a Barcellona ad andare a vedere questa meraviglia e a me stesso, che quando tornerò a Barcellona, un salto a Casa Battlo' lo farò volentieri


domenica 19 aprile 2009

Enoteca Regionale Palatium - Roma

E' un sabato sera, molto ventoso e freddo. Ci dobbiamo incontrare con i soliti amici dei nostri viaggi, per scegliere la nostra prossima tappa e buttare giù un itinerario, anche se sommario. Successivamente faremo il punto della situazione e partiranno le prenotazioni. Per dovere di informazione, la tappa scelta è la Scozia. Comunque l'appuntamento è a Piazza di Spagna, dove noi arriviamo con la Metro A, comodissima, mentre Marcolino, Antonella, Cristina e Elisa, arrivano dalla scalinata di Trinità dei Monti. Come potrete immaginare, ci troviamo in una delle zone più belle di Roma. Basta che ti giri e ogni immagine che vedi, sembra una cartolina. Prima di andare a mangiare , ci facciamo una bella camminata per Via del Corso e viuzze limitrofe. Tutto questo è il preludio ad una serata indimenticabile, sia per la compagnia, che comunque già sapevo essere tale, ma soprattutto per la cena e l'ambiente in cui mi sono ritrovato. Sono le otto e ci cominciamo ad avvicinare all'Enoteca Regionale Palatium, che si trova in Via Frattina 94, angolo con Via Borgognona.
Arrivati all'enoteca, benediciamo il momento in cui Marcolino ha prenotato, perchè quello era l'ultimo tavolo disponibile. Entri e ti sembra di essere catapultato in un'atmosfera che non è solita in un sabato sera. E' ancora orario di aperitivo, infatti al bancone ci sono parecchie persone che degustano cibi e bevande, tutte e due rigorosamente della regione Lazio. Anche coloro che vi lavorano sono dipendenti della regione e hanno una professionalità e una cura nel seguire il cliente, che se qui mettessero le faccine colorate che si è inventato Brunetta per alcuni uffici pubblici, qui sarebbero sempre e solo verdi. Scusate e andiamo avanti. Appena ci sediamo ci portano il menù, che comunque si può vedere anche sul sito internet e ci chiedono quale e quanta acqua preferiamo. Alla spalle del tavolo c'è tutta una serie di prodotti in vendita, dal miele, al cioccolato, ai legumi, per passare alla parete di fronte, ove ci sono i vini e i distillati. Per iniziare , come aperitivi, prendiamo un Moscato di Terracina Oppidum Brut. Appena lo avvicini al naso, senti un bouquet di profumi, sensazionale. Sempre rimanendo tra i vini per la cena abbiamo scelto un rosato della azienda Carpinetti del 2007, che tocca i 14,5 gradi alcoolici. La scelta nel menù è in misura giusta, anche perchè i piatti sono preparati al momento. E questo lo potete vedere, infatti la cucina è a giorno, nel senso che si trova dentro una vetrata e tuti possono vedere quanto sono bravi e professionali i cuochi. Io ho optato per un piatto che non conoscevo affatto, cioè la Tiella di Gaeta con polipetti. Veramente , veramente ottima. Su tratta di una piccola pizza rustica , ripiena di polipetti, pomodorini, alici e piccante il giusto, circondata da olive di Gaeta, per chi non le conosce non sa cosa si perde e filetti di alici. Alla fine con sughetto la scarpetta è arrivata di conseguenza. Jacopo , il mio piccolo, ha optato per le alici fritte, non me ne ha fatta assaggiare neanche una e dato che lui è un buongustaio, il piatto era veramente buono. Altro antipasto particolare è stato la mozzarella di bufala panata , con le puntarelle. Le puntarelle sono una tipica verdura romana, che si mangia cruda con battuto di aglio e alici. Per finire Elisa ha preso il pane nero con patè di fegato e polpettine. Devo dire che li ho assaggiati tutti, anche le alici, grazie a Marcolino e rimango che sono tutti piatti unici nel loro genere.Certo le alici fritte sono un piatto classico, ma il modo come vengono fritte che ne fa la differenza. Io il primo lo ho saltato, mentre gli altri hanno preso tonnarelli cacio e pepe, rigatoni alla carbonara e la minestra del brigante, fatta con i ceci. A questo punto, dopo una piccola pausa, passiamo ai secondi e io vadi diretta alla coda alla vaccinara, piatto simbolo della cucina romana. Altro non è che la coda di vitello, cotta, anzi stracotta nel sugo, con una quantità smisurata di sedano. Insomma qualcosa di veramente ricercato. Un tempo era un piatto povero, ora non più, anzi. Anche la tagliata di filetto che ha preso mia moglie era buona, però per sincerità, la migliore tagliata mangiata fino ad ora è quella di Marco alla Vecchia Posta a in quel di Trevi. Il bello è che mangi, le porzioni sono giuste, non sono esigue, eppure non ti senti pieno, stai bene. E ancora c'è da prendere il dolce, accompagnato da una grappa barricata, gentilmente offerta. Jacopo per non sbagliare è andato sul tiramisù, mentre noi tutti abbiamo optato per la crostata di ricotta romana e arancio con gelato al cioccolato. Mamma mia che buona, abbiamo chiuso la serata alla grande. Devo dire che siamo rimasti fino a mezzanotte, per quanto si stava bene nel locale. L'ambiente è soft, tipico per poter parlare e scambiare un pò di chiacchiere. Al piano superiore c'è un'altra sala, più raccolta e lontana da coloro che si siedono la bancone per mangiare e bere qualcosa di frugale. Ma anche se noi eravamo vicini al bancone, non abbiamo avuto problemi nel colloquiare. L'ultima carineria l'ho scoperta tornando a casa e guardando il conto. Hanno diviso il totale per sei, non contando Jacopo, pensano che essendo un cucciolo avrebbe mangiato meno. Invece , in realtà, è un cucciolo molto affamato, per cui anche lui è entrato nella suddivisione del totale. Che altro non fa che confermare la bontà della serata, perchè 32 euro a testa, per essere nel cuore di Roma, facilmente raggiungibile con la metro, che nel fine settimana è aperta fino all'una e trenta, è veramente sintomatico di un rapporto qualità/prezzo, eccellente.

mercoledì 25 marzo 2009

La città del gusto - Roma

La serata è mite, sembra che la primavera sia entrata qualche giorno prima del previsto. Ci troviamo alla Città del Gusto del Gambero Rosso, sulla riva destra del Tevere. E' con la Città del Gusto che è cominciata la riqualificazione urbana di questa parte della città. Siamo a Viale Marconi, una delle zone più popolate di Roma . Dall'altra parte del fiume, troviamo il quartiere Ostiense, il mio quartiere in cui ho vissuto per circa 25 anni. Una volta era un quartiere dormitorio, grazie alla presenza Mercati Generali, ora è diventato uno dei quartieri più giovani di Roma, con la Terza Università e la miriade di locali che sono nati. Ma torniamo a noi, soprattutto a noi tre, detti i soliti noti. Alfredo, Roberto e il sottoscritto, che da quando ,circa dieci orsono, abbiamo fatto il corso di degustazione, le nostre seratine eno gastronomiche , non ce le facciamo mancare. Con noi c'è sempre una variabile, cioè una quarta persona che si aggrega a noi. Devo dire la verità, questa è la sesta volta che veniamo a degustare alla Città del Gusto , ci ha sempre accompagnato Gianfranco e anche stasera non ha mancato di timbrare il cartellino.
Arriviamo e diamo i nomi con cui abbiamo prenotato via internet. Saliamo al primo piano e lasciamo al guardaroba le nostre giacche. L'ambiente è informale, noi eravamo vestiti molto sportivi, come quasi tutti coloro che partecipavano all'evento. Alle 19 con una puntualità svizzera, comincia la degustazione. Aspettiamo solo Gianfranco, che arriverà con qualche minuto di ritardo. Al centro della sala, disposti a quadrato, ci sono tutti i vini del Consorzio Tutela Vini Montefalco e i sommelier che li offrono. Notiamo subito una cosa strana, cioè un bianco. Strano, il Sagrantino è solo rosso, mai visto nulla di simile. Invece è un Sagrantino vinificato bianco, insieme ad altri vitigni, come il Grechetto e la Malvasia. Degustiamo e devo dire che la sorpresa è stata positiva, veramente una bella novità. Ma torniamo , anzi cominciamo con i rossi, la nostra degustazione. Assaggiamo solo Sagrantino, tralasciando volutamente il Rosso di Montefalco, meno prezioso. Certo cominciare a degustare a stomaco vuoto è alquanto pericoloso, si rischia in un attimo di rimanere "storti", nel senso che l'alcool entra subito in circolo e la sensazione di beatitudine arriva subito. Allora prendiamo qualche pezzetto di pane carasau, messo li appositamente. Ma in fondo alla sala , sta aprendo il buffet. Torno un attimo indietro, cioè all'ultima degustazione che avevamo fatto , relativa ai vini rosati , in un ambiente stupendo, sulla terrazza della Città del Gusto, era estate e il ponentino di Roma ci rinfrescava alla grande. Ma la nota negativa fu il cibo, una quantità smisurata di pizza bianca con i fichi. Invece stavolta il buffet è stato all'altezza, tutti assaggi della cucina umbra. Abbiamo cominciato con dei fritti, gli arancini a forma di cubo e il bollito di carne, sempre panato e poi fritto. Tutte e due molto buoni con la novità del bollito. La tavola a buffet, offriva pecorino di Colfiorito stagionato, formaggio al pepe nero sempre di Colfiorito, la coppa, il lombo e il capocollo di maiale, una salsa di pomodorini secchi piccante, detta anche "pizzicar ti voglio" e olio extra vergine di oliva di Montefalco. Riempiti i piatti, ci siamo messi in un angolino , abbiamo preso altri vini e continuato la nostra degustazione. C'era veramente molta gente, questa è una delle degustazioni più importanti e il prezzo pagato, cioè 12 euro, le vale tutte. Mi guardo intorno e osservo che c'è gente di tutti i tipi. Vedo con piacere molti ragazzi e ragazze, oltre i soliti volti che si incontrano a questi incontri degustativi. Talvolta sembra di essere allo stadio o a teatro, quando hai l'abbonamento. Cioè vedi spesso le stesse persone. Scusate la digressione, parola che usava spesso il nostro professore al corso di degustazione e torniamo al vero motivi della serata. Intanto è arrivato anche Gianfranco, il quale cerca di recuperare qualche bicchiere che aveva perso in precedenza. Devo dire la verità e come me anche gli altri hanno fatto la stessa considerazione, queste annate di Sagrantino sono state un pò deludenti. Non voglio fare come il sommelier di gusto, la rubrica del Tg5, però si sentiva molto l'alcool ma poi in bocca la delusione è stata notevole. Tranne che per uno, l'unico che non aveva alcuna brochure da lasciare a coloro che degustavano. Per rafforzare ciò che vi sto' scrivendo vi narro un episodio. Questo Montefalco Sagrantino della casa vinicola Madonna Alta del 2005, l'ho assaggiato io prima di tutti gli altri. Ne ho tessuto le lodi con Alfredo e Roberto, dato che Gianfranco gironzolava con il bicchiere in cerca di qualcosa di buono. Dopo dieci minuti ci ritroviamo tutti e quattro e Gianfranco, indicando il box Madonna Alta, ha detto:"Quel Sagrantino è veramente notevole, in assoluto il migliore". Ci siamo guardati tutti e quattro e abbiamo convenuto che la nostra scelta era azzeccata. Non sto' qui a scrivere l'elenco degli altri espositori, tanto basta collegarsi al sito www.consorziomontefalco.it e scaricarli. Nota di merito anche per il servizio. Tutti i ragazzi che servivano , come i sommelier, sono stati gentilissimi e rapidi nel sostituire le pietanze che erano terminate. Che altro dire, che a Maggio c'è un'altra bella degustazione, stavolta si tratta del Lugana, un bianco della Liguria, forse non molto conosciuto ma meritevole della nostra attenzione.Solo per curiosità, anche se so che alla fine ne acquisterò quanto meno una bottiglia, mi sono collegato al sito di Madonna Alta e ho visto che il Sagrantino viene 27 euro a bottiglia.

mercoledì 18 marzo 2009

Ristorante Regional - Lisbona

Siamo arrivata da poche ore a Lisbona, ma già ne siamo rimasti affascinati. Sarà l'aria, sarà che sei in vacanza. Però tutte queste situazioni, non riescono a rendere palpabile ciò che provo a descrivere. Abbiamo un pò girato, la stanchezza del viaggio si comincia a far sentire e allora ci mettiamo alla ricerca del locale dove cenare. Non prendiamo la guida, ne diamo un'occhiata alla lista dei locali che Carla aveva scaricato dietro approfondito studio. Come al solito ci vogliamo affidare al fiuto, che nel 90% dei casi non ci ha mai tradito. Ci troviamo nel centro di Lisbona, a pochi passi dall'Elevator di Santa Justa. Sono da poco passate le 20 e 30, i negozi sono chiusi e Via Dos Sapateiros è illuminata dalle insegne dei negozi. Va avanti Marcolino, si prende lui la responsabilità della scelta. Lo vedo che si avvicina ad una vetrata e si ferma a leggere un foglio attaccato fuori dalla stessa. E' un menù. Lo comincio a leggere anche io, ma è tutto scritto in portoghese e neanche una parola in inglese. Ci guardiamo tutti quanti e decidiamo di entrare.
L'ambiente è molto familiare, ridotto al minimo indispensabile. Entrando sulla destra, c'è un frigorifero a vista con dentro del pesce. Dentro ci saranno si e no 10 persone in tutto. Non è segnalato in nessuna guida turistica, infatti coloro che mangiamo sono tutti del luogo, non ci sono stranieri. Arriva il cameriere e ci fa scegliere dove sedersi. Avevamo diretto un condizionatore che sparava aria fredda, abbastanza fastidiosa. Appena il cameriere ha capito il problema, ha abbassato notevolmente l'intensità del flusso. Appena ci siamo seduti ci ha portato del pane con del burro e dei grissini. Questa cosa merita attenzione, infatti loro portano sempre questo antipasto, se così si vuol chiamare, però non è gratis alla fine ve lo mettono in conto. Per cui se uno non gradisce, non lo mangia e loro non lo mettono nel conto finale. Ma torniamo alla nostra cena. Siamo a Lisbona e cerchiamo il baccalà. Niente da fare, infatti in questo locale il baccalà viene cucinato il sesto giorno della settimana, che corrisponde al nostro venerdì. Insomma la domenica è il primo giorno e così via. Non ci siamo persi d'animo e abbiamo dirottato le nostre scelte, prevalentemente sulla carne, anche se un piatto tipico qualcuno, non ricordo chi, lo ha voluto provare, cioè l'omelette di gamberetti, veramente notevoli. Ma tutta la cena è stata gustosa e meritevole di menzione. La lombata messicana, per cui abbastanza piccante e il filetto erano buonissimi. Da notare che tutti i piatti sono accompagnati da due contorni, cioè da patatine fritte e insalata. Il vino abbiamo bevuto quello della casa e devo dire che era buono e comunque un vino che non ti annienta la testa è un vino valido. Per non farci mancare nulla, abbiamo anche preso un piccolo assaggio di formaggi locali e anche qui non siamo rimasti delusi. Poi siamo passati ai dolci, più precisamente al pudim flan, cioè una crema di latte a budino, un dolce tipico portoghese. Buono, come buono è stato il liquorino finale, un distillato di nocino. E il prezzo? Assolutamente soddisfacente, abbiamo speso 16 euro a testa, praticamente quanto una pizza e qualcos'altro in Italia. Che dire, la scelta è stata ottima e peccato che l'ultima sera abbiamo voluto provare un altro ristorante che purtroppo rientrava nel 10% in cui il nostro fiuto non ha funzionato.
Queste sono le coordinate per chi si trova a Lisbona e vuole provare questo ristotantino tipico: Restaurante Regional, Rua dos Sapateiros 68, tel 213421027

venerdì 13 marzo 2009

B&B Casa Mascia - Dolianova - Cagliari

Devo dire che mettersi alla ricerca di un qualcosa che somigli ad un giaciglio nel mese di Agosto in Sardegna , è veramente impresa ardua. Ho perso parecchio tempo e inviato molte mail e fatto telefonate. Ma un motivo o un altro, niente rientrava nei parametri che servivano a noi, cioè due famiglie con un bambino ognuna. Quando stavo quasi perdendo la speranza, ecco che ti trovo un link che mi porta al sito web di Casa Mascia. Prima cosa è abbastanza vicino a Cagliari, solo 15 chilometri e i prezzi sono veramente buoni. Infatti per 60 euro abbiamo avuto la camera per tre persone, bagno e colazione e poi logisticamente comodo per muoversi. Quando ho telefonato e parlato con la titolare, devo dire che oltre alla disponibilità ho trovato molta cordialità. Ci siamo sentiti più di una volta e alla fine abbiamo concluso.
Le stanze rientrano nella norma, comode per tre persone. Troviamo un armadio, due comodini, un bel letto matrimoniale, comodo e questo è importante, più un letto singolo per il bambino. Non c'è la televisione, perchè si trova nella sala della colazione. Lo stato della stanza è buono e il bagno, molto ampio, ha una bella finestra, una doccia e tutti gli accessori necessari, phon compreso.
Devo dire che trovandosi in un paesino, l'atmosfera è rilassante, compresa quella del bed and breakfast. Esso è tenuto molto bene, sia internamente che esternamente, è molto curato, anche nei piccoli particolari. La famiglia che ci ha ospitato, è veramente gentile. La signora , oltre a fornirci di tutto ciò che avevamo bisogno, non mancava di farci assaggiare qualche prodotto locale, per esempio hanno dei pomodori da insalata sensazionali. inoltre , soggiornando da loro, si hanno delle convenzioni con dei locali e con la cantina sociale di Dolianova. C'è un bel giardino, con delle sdraio e un ombrellone, per poter rilassarsi e permettere ai bimbi di giocare un pochino.
La colazione è la classica all'italiana. con latte, caffè, biscotti, qualche dolcetto, la cioccolata e così via. Insomma c'e tutto quello che serve per cominciare la giornata e immergersi nello splendido mare sardo. La qualità buona e l'atmosfera anche, dato che c'eravamo solo noi.
Ci troviamo in un paesino immerso nella terra della Sardegna, non vedi il mare, ma le montagne e la viticultura non mancano sicuramente. Proprio a 100 metri dal b&b, c'è la fermata dei pullman, che portano nei paesi intorno e a Cagliari. La posizione è tranquilla, non c'è vita notturna e il riposo e il relax è assicurato.

domenica 8 marzo 2009

Villa Adamenko - Banjole - Croazia

Devo dire che mi piace molto mettermi alla ricerca dei posti ove soggiornare nei luoghi in cui andiamo in vacanza. Questo perché la ricerca è capillare, ci perdo tempo, leggo recensioni e quando non ne trovo, vado a naso. Ecco, questo è successo quando ho deciso di prenotare a Villa Adamenko, in una zona non molto frequentata dai turisti, cioè Banjole, che si trova a Pola, in Croazia, nella regione dell'Istria. Quando trovo tutto questo, la cosa mi piace di più, perchè è un pò come andare all'avventura. Certo la similitudine è un pò forzata, ma lasciatemela fare. Dunque la proprietaria è la signora Vlaska, molto puntigliosa sulle regole da rispettare, soprattutto quelle relative ai bambini, vedi gioco del calcio. M anche molto gentile e ospitale. Una mattina io e il mio amico Franchino, passavamo davanti alla sua abitazione. Ci ha fatto accomodare e alle 10 di mattina, ci ha offerto la Biska, che altro non è che la grappa croata. Non abbiamo potuto dire di no, però alla fine non abbiamo fatto una grande fatica a berla. Ma torniamo a Villa Adamenko.
Le stanza è abbastanza grande, con un armadio molto capiente e con dentro le coperte per l'inverno. Perchè anche in inverno ci sono ospiti, infatti nel salone c'è un grande camino. C'è un bel terrazzo con vista sul piccolo porto di Banjole e come le foto che ho postato si può vedere la bellezza di questo al tramonto. Ci sono due comodini, una poltrona e la stanza è tenuta, nel suo insieme, abbastanza bene. La pulizia era a carico nostro, compresa quella del bagno. Ecco questa è una nota un pò dolente, infatti uno dei due bagni, uno per stanza, è posto al piano inferiore, per cui è antipatica la cosa. Il bagno ha la doccia una bella finestra ed è ben attrezzato.
Arrivati, le foto che avevo visto su internet, non hanno fatto altro che confermare la struttura, ma soprattutto la bellezza esterna della Villa. Il grande giardino che la circonda con i filari delle viti è molto bello. La proprietaria è molto gentile e comunque presente in qualsiasi momento ne avete bisogno. Se per caso si assenta vi avverte e vi lascia un punto di riferimento o il cellulare di chi è in zona, quasi sempre il marito. Nel giardino c'è un barbeque con annessa legna, che noi abbiamo sfruttato per un paio di sere, preparando delle belle bistecche e degli spiedini alla brace. E dopo ci siamo accomodati sulle sdraio che sono li a disposizione. Durante il nostro soggiorno c'erano due ragazze olandesi, che comunque non si vedevano mai, perchè andavano via all'alba e tornavano la sera.
La colazione noi abbiamo deciso di prepararla da soli, facevamo la spesa nei supermercati introno e lì approntavamo noi. Ci mettevamo o nella cucina o sotto il portico e ci godevamo la calma e il rumore del mare.
Il paesaggio è perfetto, davanti ai il mare e dietro le colline, ma sembrano ancora inesplorate. Insomma danno un senso di novità, non so spiegarlo bene, è una sensazione personale. A pochi centinaia di metri c'è un autobus che passa e porta sulla strada principale e da li ci si può muovere per le località più vicine, Pola da una parte e Kamenjak dall'altra. La posizione tranquilla, significa che a Banjole la vita notturna è praticamente inesistente. Sola una sera, al piccolo porto, abbiamo trovato una festa locale, in cui la birra andava a fiumi, si ballava e c'era il gioco delle tre palle un soldo per i bambini. Insomma sembrava di essere tornati indietro di un pò di anni. C'è un piccolo campo di calcio in cemento all'inizio della località di Banjole, anche un pò obsoleto e questo è l'unico modo di fare qualche sport, oltre che farsi una bella nuotata, facendo attenzione agli scogli.

giovedì 26 febbraio 2009

Village La Cort - Ville sur Sarre - Aosta

Era da quasi sette anni che non tornavo in vacanza in Valle d'Aosta. Questa regione dire che l'adoro è poco. Non me ne vogliano gli abitanti delle altre regioni settentrionali, tipo coloro che vivono nelle Dolomiti, ma le montagne della Valle d'Aosta sono uniche, almeno per me. Sono imponenti, hanno un fascino tutto loro, quando entri in Valle cominci con il Monte Rosa e finisci con il Monte Bianco e quel Dente del Gigante che sembra sempre che debba staccarsi. Per cui questo anno a settembre, fortunatamente sono tornato e ho trovato una casa vacanze, spettacolare. Il posto si trova a sette chilometri da Aosta, precisamente a Sarre e per arrivarci bisogna percorrere tutta una serie di curve.
Noi alloggiavamo in un mini appartamento posto su due piani. Al piano terra avevamo la camera da letto, il bagno con vasca e un piccolo ripostiglio dove mettere i borsoni e le scarpe. Al secondo piano c'era la cucina, fornita di tutti gli utensili per cucinare, la televisione, un divano letto con altri due posti letto e un terrazzo lungo e comodo. Le stanze, come tutto l'appartamento sono veramente messe bene, anche nei piccoli dettagli. Si vede che c'è una continua ricerca di evitare dei piccoli inconvenienti per gli inquilini. Nella camera da letto , oltre un armadio capiente avevamo un comò e due comodini con le relative lucine. C'è anche un letto a castello, per cui è possibile stare in quattro.
L'aspetto è veramente bello, ricorda quello di una corte antica, non a caso il nome è quello. Al centro troviamo una fontana e intorno ci sono parte degli appartamenti. E' tutto tenuto molto bene. Addirittura sotto gli appartamenti, c'è una grande locanda che noi usavamo per riunire le tre famiglie che erano andate in vacanza e li facevamo la colazione e qualche volta ci cenavamo. Ci sono molti barbecue e tavoli per organizzare delle belle grigliate e a disposizione c'è anche la legna. Ci sono delle sedie sdraio per riposarsi e prendere il sole. Mentre per i più piccoli e non solo, c'è un campo di calcetto in erba naturale, che può diventare anche campo da pallavolo. Ci sono anche le altalene e qualche altro giochino.
Basta affacciarsi dal balcone dell'appartamento e vide un panorama stupendo, che ti rilassa e ti rigenera solo al guardarlo. Se poi ti sposti un pochino piedi, ma roba di 100 metri, hai tutta Aosta sotto di te e la sera quando è illuminata è veramente bella. Il collegamento con i mezzi di trasporto è la tua macchina, perchè altrimenti sarebbe veramente difficile raggiungere i punti nevralgici della regione. Nelle zone limitrofe, oltre ad Aosta, ci sono parecchi Castelli da visitare, tipo quello di Fenis e quello di Bard, il secondo merita un'attenzione maggiore. La vita notturna è inesistente, perché è la posizione che invoglia a tutto questo. Non passano più di una ventina di macchine al giorno e non di rado, quando rientravamo la sera, per cui quando era buio, ci è capitato di vedere le volpi. Lo sport, dato noi siamo andati in estate è dato dal trekking, dalle passeggiate, che partono anche da li. D'inverno in zona si può fare la sci di fondo, per quello alpino basta andare a Pila con la cabinovia che parte dal centro di Aosta.

lunedì 23 febbraio 2009

Pensione La Pineta - Aymavilles - Aosta

Devo dire che di questa pensione ho splendidi ricordi. Ricordi un po' lontani, in quanto ho alloggiato qui per parecchi anni, quando io e mia moglie non avevamo ancora il piccolo Jacopo. Successivamente ci siamo tornati tutti e tre insieme e io una volta per lavoro, però i più bei ricordi sono legati alla nostra attività di trekking. Ci mettevamo la sera fuori dalla pensione, ci sedevamo ad un tavolo, aprivamo le nostre cartine e studiavamo il percorso per il giorno successivo. Non di rado facevamo questo, con il sottofondo musicale di qualche avventore che con la chitarra o con la fisarmonica si dilettava e noi dietro a cantare. Ci troviamo in Valle d'Aosta, precisamente ad Aymavilles a cinque chilometri da Aosta e a tredici da Cogne e dalla Valle del Gran Paradiso. E' un luogo bellissimo, ma soprattutto, è ideale per chi come noi, amanti della natura, la mattina di buona lena , dopo una buona colazione, con lo zaino in spalla, si partiva per i nostri tapponi, talvolta con qualche sosta notturna a qualche rifugio.
E' una pensione a due stelle il tutto è rapportato. Le stanze non sono grandi, giusto il necessario per il letto, una scrivania piccolina , un armadio e il bagno. La pulizia nella norma, talvolta si vedeva un pò di laniccia sotto il letto, ma insomma ci si passa sopra. La stanza è tenuta dignitosamente e il design, come ho già detto in precedenza è ridotto all'osso.
Il letto non è male, quando la mattina non ti alzi con il mal di schiena, significa che è buono e ti fa dormire bene.
L'atmosfera è gioviale, soprattutto per merito della Signora Lisetta, la proprietaria , che insieme alle figlie davano un tocco di allegria. Mentre il merito io l'avevo soprannominato l'orso, in quanto non è che ci scambiavi molte parole, buongiorno buonasera erano il massimo. La pensione esternamente è tenuta bene, i fiori sui davanzali dei terrazzi, il campanaccio che quando suona indica che la cena è pronta, il bel giardino esterno con la piccola chiesetta. Il bar è fornito di tutto quello che può servire, non manca nulla o quasi.
La cucina è quella prettamente valdostana, con piatti tipici come la polenta concia o lo spezzatino di capriolo, senza dimenticare gli eccellenti formaggi, primo fra tutti la fontina. Ogni giorno una varietà diversa e la qualità non è mai venuta meno. L'acqua o in caraffa o quella in bottiglia, mentre per il vino, giocano in casa. Mi spiego meglio, il marito di una delle figlie è produttore vinicolo. La casa vinicola è Grosjean, è hanno dei vini, soprattutto bianchi, veramente buoni. Dato che io sono un appassionato di vini, ogni volta, quando era l'ora di andare via e tornare a Roma, portavo via sempre una cassa di questi vini.
L'atmosfera è rilassante, perchè quando torni dopo le passeggiate, la sera hai fame e pensi soprattutto a fare quello, cioè mangiare.
I dintorni, il paesaggio, la posizione, il panorama, sono semplicemente stupendi. Non hai che girare di 360° per vedere quello che più piace a te, devi solo scegliere. La natura è stupenda e le volpi pure, quante ne abbiamo viste. Non è molto facile il collegamento con i mezzi pubblici, bisogna percorrere circa un chilometro per arrivare alla fermata dei pullman e da li arrivare ad Aosta.
Se avete bisogno di tranquillità questo è il posto ideale, è il posto che vi rigenera e vi manda avanti per un anno intero.
L'indirizzo per andare è questo:
Frazione Champlan Aymavilles Aosta - Tel : 0165902100

martedì 17 febbraio 2009

Il giono in più - Fabio Volo

Devo dire che ogni volta che mi avvicino a Fabio Volo, sia in televisione o alla radio, il risultato è sempre positivo. Le sue trasmissioni su MTV sono sempre state molto interessanti, talvolta è un genere un pò forte, soprattutto da un punto di vista dialettico, ma a me piace molto. Però quello che più apprezzo di lui, è il suo modo di scrivere, quell'affrontare la realtà di quei ragazzi del giorno di oggi. Talvolta mi vedo nei suoi libri, anche perchè racconta anche di quando era bambino e adolescente e essendoci tra noi 6 anni di differenza molte cose collimano.Come collimano posizioni su come si vede la vita e l'amore.
Devo dire che questo libro comincia e finisce, nel capitolo iniziale e finale, nella città del mondo che io preferisco, cioè Parigi.Logicamente alla pari di Roma, la mia città. Qualcuno solitamente mi obietta che dico ciò non avendo ancora visto Londra, ma fra un paio di settimane colmerò anche questa lacuna.
Ma torniamo al libro, uno stupendo romanzo d'amore, in cui Volo esprime al meglio le sue capacità. Forse perchè è l'ultimo, ma avendo letto tutti i suoi libri, precisamente questo è il quarto, sicuramente è il migliore.
La storia si svolge prevalentemente a New York.
Il personaggio maschile è Giacomo, trentacinquenne , single e donna a iosa. Però donne a cui non si lega mai per più del tempo necessario, cioè il tempo di portarle a letto.
Però questa sua vita , è una vita tipica di chi non sa come riempire le giornate per paura della solitudine, per cui ogni cosa, dalla palestra al corso che non ha senso, diventa occasione per riempire le giornate.
Silvia è la sua amica del cuore, quella con cui è ha condiviso momenti di sesso, ma che alla fine non ha fatto schioccare alcuna scintilla, per cui è diventata la sua amica del cuore e viceversa. Si raccontano tutto, anche nei minimi particolari.
Ad un certo punto, lei rinuncia alla sua carriera, perchè trova l'amore della sua vita, diventa mamma, ma da quel momento in poi cominciano i problemi con il suo compagno e indirettamente tutto ciò è di aiuto a Giacomo, anche il lavoro fatto da Silvia nella testa di Giacomo è fondamentale.
In quel periodo Giacomo comincia a rompere la sua routine quotidiana, comincia ad avere un appuntamento fisso sul tram che lo porta al lavoro.
E' un appuntamento che dura tre fermate, ma sono tre fermate intense, tre fermate che se non ci fossero sarebbero il segno di una giornata senza senso. Dura tre mesi questa storia, con lui che con discrezione, anche dal vetro riflesso del tram, guarda questa ragazza, a cui un giorno cade un guanto e Giacomo non lo restituisce, perchè ogni tanto deve sentire l'odore delle sue mani e il calore che è rimasto dentro di essi.
La vede spesso che scrive su un quadernino , prende appunti.Però rimane sempre molto discreto, troppo.
Tanto che, una mattina è lei che prende l'iniziativa e chiede a lui se vogliono prendere un caffè insieme.
Lei è Michela, vederla da ancora più vicino è estasiante per Giacomo.Però a quel punto arriva la brutta notizia.Lei si trasferisce a New York, dato che la sua sede di lavoro è li, perchè quel lavoro e quel posto, sono sempre stati il suo sogno.
Per Giacomo è una mazzata, capisce che è la fine del sogno, la fine della sua "astratta" storia d'amore.Ma proprio in quel momento lei si alza per andare al bagno e incautamente, anche se poi si vedrà che lo ha fatto apposta, lascia la busta con l'indirizzo del suo nuovo lavoro a New York. Mentalmente Giacomo memorizza il tutto, anche se non sapeva bene a cosa servisse.
E qui comincia la perte più bella e intensa del libro, che mette in evidenza le paure di Giacomo, il suo non voler risultare ridicolo di fronte alla possibilità di andare a trovare Michela. Ma quando c'è l'amore tutto questo non ha più senso, bisogna vivere il sogno fino alla fine, tentare di farlo diventare realtà a costo di sembrare ridicoli.
Attenzione sembrare, non essere. Perchè in amore si fanno tante di quelle cose, che non partono dalla razionalità, ma dalla voglia dell'irrazionale di prevalere a tutti costi.
Per cui spronato da Silvia e dalla voglia di rivedere Michela, decide di andare a New York.
Qui , in una scena divertentissima, nei bagni dell'aeroporto perde tutti i dati del telefonino, in quanto mentre era intento a fare pipì, lo stesso cade nel water.Scena spassosissima, ma nello stesso tempo "tragica", in quanto nello stesso c'era l'indirizzo di Michela. Fortunatamente gli amici servono nei momenti di difficoltà, così grazie a Silvia, che aveva memorizzato il tutto conoscendo bene il soggetto, salverà Giacomo da una difficile ricerca di Michela a New York.
Il luogo ove lavora Michela è vicino all'albergo dove alloggia Giacomo, così decide di sedersi di fronte al caffè dell'ufficio di lei.
Questo locale si chiama "Doma Cafe" e letto dall'interno con la "D" coperta si legge Amo. E' un segno del destino.
Prende coraggio, ma soprattutto prende il telefono e chiama Michela. C'è la segreteria, fa un bel respiro e lascia un messaggio del tipo, che dato che era di passaggio voleva rendere il piacere di quel caffè offerto da lei l'ultima e unica volta che si erano visti.
Passano giorni in cui chiede alla reception dell'albergo se ci fossero messaggio per lui, ma niente.
Quando stava perdendo ogni speranza e pensava di aver ragguinto l'apice della ridicolaggine, ecco che arriva la risposta di Michela. E' un tuffo al cuore a dir poco.
Lei accetta di buon grado, da a lui un appuntamento per le cinque e le lascia il suo numero di cellulare, ma prima deve ritirare nella portineria del suo posto di lavoro un pacchetto per lui.
Giacomo rimane un pò sorpreso da ciò, ma la mattina dopo di buon ora passa e ritira il suo pacchettino.
Giacomo si trasferisce al Doma, ormai il suo luogo preferito . Apre la busta e riconosce subito cosa ci fosse dentro. Era il quadernino che tutte le mattine Michela aveva sul tram e su cui scriveva.
All'nterno dello stesso c'era un messaggio:
"se non fossi venuto entro i primi sei mesi te lo avrei spedito.Ci vediamo alle cinque, ciao Michela"
A questo punto io mi fermo qui, non voglio rovinare la bellezza e la dolcezza del susseguirsi degli eventi. Del gioco che mettono in atto e che ... Starà a voi scoprire, se vorrete, il resto.
Ci sono due frasi di questo libro che mi hanno colpito molto e che non hanno alcun bisogno di spiegazione:
1) Il problema non è quanto aspetti, ma chi aspetti;
2)Non è sufficiente fare un figlio con la persona che ami. Non è importante quello che provi per me, o quello che sei con me, ma quello che sei nella vita"
Il libro è edito da Mondadori, come tutti gli altri libri di Fabio Volo. Consta di di 287 pagine e il prezzo di listino è di 15,50 euro.
Ve lo consiglio, soprattutto perchè il sogno è la base del futuro e perchè quando si divora un libro, un significato ci dovrà pur essere.

mercoledì 11 febbraio 2009

Slovin Unique Rastoke - Croazia

Ora vi parlo di un luogo che si trova a circa 15 chilometri da Marko in direzione opposta al laghi di Plitvice.Vi scrivo di questo posto, perchè nel caso andaste , è un molto interessante da vedere.Si tratta di Rastoke. Davanti l'entrata della città di Slunj, la quale ai tempi degli antichi romani veniva chiamati Slovin, alla foce del fiume Korana, la natura ha creato una cascata chiamata appunto Rastoke.
E' un'eccellente località rurale e naturale. C'è il villaggio dei mulini che è sotto protezione dal 1969, cioè da quando è stato dichiarato monumento naturale.Il complesso turistico "Slovin Unique - Rastoke", è gestito dalla famiglia Holjevac e proprio per questa gestione, il biglietto d'ingresso è pari a 20 kune, un'inezia in confronto alla bellezza che troverete e avrete la fortuna di vedere.Questa famiglia, per il lavoro svolto, nel 2005 è stata insignita del premio come "Fiore verde per l'offerta turistica". Data la grande quantità di acqua e il molto verde, pur essendo Ferragosto, si stava freschi. Per i bambini, oltre ai soliti giochi, ci sono delle piccole porte che i nostri pargoli non hanno mollato un momento, avendo portato con loro il pallone, anzi i palloni, uno a testa.Troverete anche grandi tavoli di legno, sedie a sdraio e a dondolo, insomma tutto il necessario per passare una giornata rilassante e riposante.Ci sono anche mercatini artigianali, soprattutto riferiti alla lavorazione del legno e cpsì abbiamo approfittato per fare qualche piccolo pensierino da portare ai nostri cari.

giovedì 5 febbraio 2009

Hotel Miraparque - Lisbona


Quando ho prenotato questo albergo, ho fatto esattamente il contrario di come mi muovo solitamente. Mi spiego meglio, prima ho prenotato e il prezzo è stato quello che ha fatto pendere la bilancia in suo favore rispetto ad altri e poi mi sono documentato, tramite opinioni e forum, sulla qualità dell'albergo.
E ad un certo ho pensato di aver fatto una grande cavolata, perchè leggevo commenti non proprio positivi e poi informazioni sulla colazione, veramente brutti. Oltre la sala buia, oltre il fatto di dover sempre fare la fila, c'era anche il problema del cibo, scarso e sempre lo stesso.
Fortuna ha voluto che tutto ciò risultasse non vero o quantomeno io sono stato molto fortunato. Però propendo più per la prima ipotesi.
Arrivati ci accoglie un signore che ci prende le valigie e le porta direttamente in camera. La camera è grande e ben illuminata, in quanto ha un bel finestrone centrale. La pulizia è discreta, niente di eccezionale, ma neanche nulla di scandaloso. C'è la televisione satellitare, ma non con programmi italiani, un climatizzatore, forse è meglio dire, un apparecchio per l'aria condizionata e un pò vetusto. Avevamo un letto matrimoniale molto grande e con materassi comodi e un lettino ad una piazza per il nostro piccolo. Una scrivania e il frigobar, che funzionava molto bene.
Il bagno, aveva ben due finestre, per cui niente bagno cieco, una vasca grande e il dosatore per lo shampoo e il bagnoschiuma direttamente sopra la vasca stessa. Insomma non c'erano bustine piccole in giro. Gli asciugamani tre a testa , venivano cambiati ogni giorno.
La vista non era delle migliori, infatti affacciavamo su un cortile interno di un condominio, con panni stesi e rumori vari.
L'aspetto dell'hotel da un pò di vecchieggiante, anche alla reception abbiamo trovato addetti con una età minima di 60 anni, talvolta un pò in crisi con la lingua, però molto ma molto gentili, come d'altronde è tutto il popolo portoghese, secondo me lo hanno nel loro dna. Comunque organizzati bene e comprensivi, infatti non riuscivano a capire come eravamo divisi nella stanze, dato che ne avevamo prenotate tre, ma prima ci hanno fatto accomodare e poi abbiamo risolto la questione.
Devo dire , che al contrario ci ciò che avevo letto, la colazione, sia dal punto di vista culinario, che da quello dell'organizzazione, è stata pressoché perfetta.
C'erano cibi sia per la colazione continentale, per cui cornetti, cappuccino, ciambellone, sia per la colazione stile pranzo, cioè formaggi, insaccati, uova sode o cotte alla piastra, bacon, pancetta, wurstel e così via. Da bere succhi, latte , acqua, the e tanto altro.
La qualità veramente ottima , insieme ad un servizio efficiente , impeccabile e cortese.
Da un lato la sala colazione era un pò meno illuminata dalla luce sterna, ma cosa di poco conto.
La posizione è ottimale per visitare Lisbona. A pochi metri c'è la fermata della metropolitana Placa Marque de Pombal, che si trova proprio nell'omonima piazza, a soli 300 metri dall'albergo. A 200 metri c'è la fermata degli autobus, compresa quella in cui transita il pullman che porta all'aeroporto, con soli 15 minuti arrivate a destinazione.
Per lo shopping vi dovete un pò allontanare e arrivare a Avenida de Libertade, che comunque non offre molto. Per le cosa da vedere basa prendere il bus o la metro e 10 e 5 minuti siete arrivati al centro di Lisbona.
La posizione dell'albergo è molto tranquilla, non è in una via di scorrimento, per cui il riposo è assicurato , anche perché la vita notturna non esiste da queste parti.

martedì 20 gennaio 2009

Agriturismo "La Masseria" - Loc. Tragliatella - Roma



E' una calda domenica di maggio, quella che ci aspetta. La giornata è quasi estiva e il posto ove ci accingeremo a trascorrere le prossime ore si presenta proprio bene. E' il classico agriturismo, ma l'agriturismo come quello di una volta. Per capirci meglio, qui si mangia solo quello che si coltiva e solo quello che si alleva. Dimenticavo, ci troviamo all'agriturismo "La Masseria", in località Tragliatella a circa 30 minuti da Roma. Per arrivarci significa che qualcuno ha già provato le bontà del luogo, perché il luogo non è di passaggio, anzi ove la strada finisce inizia "La Masseria".
E' periodo di comunioni per cui il locale è pieno e questo è un ottimo banco di prova. Quando ci accomodiamo la tavola è pronta e gli antipasti sono in bella vista. Qui si mangia quello che offre la casa, in pratica è un menù fisso.
Il pane è fragrante, è una bella pagnotta, di quelle fresche e croccanti. Cominciamo a scoprire gli antipasti. Vedo un piatto a me noto ma che non mangio da parecchio tempo, parlo della lingua. Che buona ragazzi, condita con olio e pepe. Su una pirofila, troviamo delle fette di lonza e la coppa condita con la scorza d'arancio. Poi abbiamo delle ciotoline con una ricottina di mucca fresca fresca. I nostri piccoli se la sono divorata. Quella che ha avuto meno successo è stata la verza cotta con l'aceto, ma è un sapore un po' forte, per cui solo un piccolo assaggio.
L'antipasto è stato accompagnato da un buon vino rosso della casa, fresco al punto giusto. Ogni tanto si fa vedere il titolare , detto"baffo", che si accerta del nostro star bene e che tutto sia gradito al nostro palato. E come potrebbe essere il contrario?
Dopo un po' arrivano due grosse pirofile di porcellana, con i due primi come da contratto. La prima contiene una lasagna rossa con besciamella e mozzarella del luogo, mentre la seconda ospita delle fumanti fettuccine verdi, fatte in casa, condite con carne macinata, piselli e parmigiano. Mamma mai che pancia signori miei. Lasciare qualcosa nel piatto è sinonimo di scorrettezza, per cui è d'obbligo la scarpetta.
Adesso ci vuole una camminata, bisogna cambiare un po' la posizione del corpo, perché stare sempre con le gambe sotto il tavolo non aiuta il proseguimento del pranzo. A dire la verità la temperatura interna è molto più piacevole di quella esterna, insomma la climatizzazione funziona molto bene.
Quando arrivano i secondi, noto un piatto che mi quasi commuovere per la sua bontà e perché erano anni che non la assaggiava. Stò parlando della "coda alla vaccinara", piatto tipicamente romano. Si tratta della coda della vitella, cotta in sugo contenete molto sedano. E' qualcosa di spettacolare, buono da leccarsi le dita e inzuppare il pane fino all'esaurirsi del sugo. Però abbiamo trovato anche degli straccetti con cuore di carciofo. Credetemi, sembrava di mangiare del burro per quanto erano delicati e morbidi. Io logicamente ho scartato i carciofi dato che non li mangio, ma alla carne era impossibile resistere. Poi avevamo un bell'arrosto di vitella e delle bistecchine di maiale cotte alla brace, cosparse di varie spezie tra cui il finocchio. Come contorno una cicorietta ripassata in padella e un'insalatina verde.
Della persone normali a questo punto chiederebbero il conto e sisarebbero andate a fare una passeggiata, invece noi no. Infatti abbiamo aspettato i dolcetti fatti in casa, cioè le ciambelline, la crostata e i biscottini ripieni di scaglie di cioccolata e uva passa, il tutto accompagnato da un amaro o una grappa, a seconda della preferenza e alla fine un bel caffè.
E il conto? 20, diconsi venti, euro a testa. Proprio un eccellente rapporto qualità/prezzo. E quando all'inizio dicevo che il fatto che il locale fosse pieno era un ottimo banco di prova, ha dimostrato che servizio e qualità non hanno risentito per nulla di tutta la gente presente.
Siamo in un agriturismo, dove dal mercoledì alla domenica si vendono i prodotti della loro terra e la macelleria interna è aperta.
Non mi sono fatto scappare questa occasione e insieme alla mia signora abbiamo fatto una piccola scorta delle loro bontà, con la certezza che trà qualche tempo torneremo sia a mangiare, magari con un po' meno gente e anche a comprare i loro prodotti, formaggi e uova comprese.
L'indirizzo esatto è: Agriturismo "La Masseria", Via Crescentino 116 - Tragliatella- Roma Tel.0630859282. Si trova a pochi chilometri dal lago di Bracciano , vicino ad Anguillara

martedì 13 gennaio 2009

Museu de Marinha - Lisbona

Ero un pò titubante se entrare o no, insomma ero tentato da una bella panchina e riposarmi, poi quando ho visto che tutti gli altri entravano anche io mi sono deciso e non ho avuto alcun rimpianto, anzi.
L'ingresso del museo si trova nell'ala occidentale del Monastero di San Jeronimo.
Il tram 15 è quello che arriva più vicino ma anche gli autobus 201, 14 e 112 arrivano molto vicini.
Siamo nel quartiere di Belem. L'ingresso per due adulti e un bimbo è venuto 7,50 euro.
Le origini di questo museo risalgono al XVIII secolo. Attualmente si contano più di 17000 pezzi nella collezione, oltre a originali fotografici e progetti delle navi con disegni dettagliati.
I pezzi esposti sono 2500.
Il museo si divide in 15 ambienti tra sale e padiglioni.
La Sala d'Entrata è la n°1 dove incontriamo la statua dell'infante D. Henrique.
La sala n°2 è la Sala d'Oriente, dove tuti gli oggetti hanno un fattore comune, cioè l'Oriente.
La sala Nà3 è la Sala della Marina da Diporto, ovvero ci sono diversi modelli di imbarcazioni da diporto.
La sala n°4 è quella della Marina mercantile, ove oltre a mostrare diversi modelli di navi, si segnalano la storia e l'evoluzione delle principali compagnie di navigazione nazionale.
La sala n°5 è quella della Costruzione Navale ed è esposto un modello di nave portoghese di linea del XVIII secolo.
La Sala delle Scoperte, è la n°6 ed è la più importante del Museo.Ci sono esemplari che documentano i progressi realizzati nella costruzione navale e troviamo strumenti di navigazione astronomica.
La sala n°7 è quella del XVIII Secolo e troviamo i modelli della Fregata D.Fernando II e Gloria e fu l'ultima fregata che realizzò la rotta dell'India con le vele come unico mezzo di propulsione.
La Sala XIX-XX Secolo è la n°8 e vede esposti circa 60 modelli che documentano l'evoluzione della Marina Navale Portoghese.
La Sala Henrique Maufroymde Seixas , è quella dedicata a colui che dono molte collezioni che hanno permesso l'istituzione di questo museo ed è la n°9.
La sala n°10 è quella del Traffico Fluviale e qui troviamo la fregata del Tago che era destinata al trasporto merci.
La Sala della Pesca Remota, la n°11, è dedicata ai pescatori portoghesi in riferimento alla pesca del baccalà nei Mari del Nord.
La Sala della Pesca Costiera, esibisce molte varietà di navi da pesca ed la n° 12.
La sala n°13, mostra le camere originali utilizzate dagli ultimi sovrani portoghesi e infatti è chiamata la Sala della Camere Reali.
Il padiglione n°14 è la Galleria, spazio dedicato alle imbarcazioni tradizionali del Portogallo.
E infine il Padiglione delle Galeotte, in cui troviamo gli idrovolanti tra cui quello usato per la prima attraversata del Sud Atlantico nel 1922, le imbarcazioni popolari da pesca e il Brigantino Reale con il suo seguito di galeotte , che rappresenta il più importante pezzo dell'archeologia navale reale portoghese

lunedì 5 gennaio 2009

Elevator de Santa Justa - Lisbona

Devo dire che molte cosa mi sono piaciute di Lisbona, ma questa è una di quelle che più mi sono rimaste nel cuore. Non pensavo che salendo su fino in cima, oltre ad essere arrivato al Barrio Alto, sarei stato così fortunato di vedere un qualcosa che mai più avrei dimenticato.
E si, lo spettacolo è stupendo, il vento del mare, il suo odore di salsedine, ti inebria , ti rende libero. Si libero di sognare, perchè l'atmosfera è quella giusta.
In cima si trova , sulla terrazza, un bar con dei tavolini, in cui non è facile trovare posto, ma una volta seduti è difficile alzarsi. Questo perchè siete accompagnati da un sottofondo di musica brasiliana, che vi allieta la permanenza.
Poi girate lo sguardo e vedete da una parte Belem, dall'altra il Barrio, sotto Placa dos Restauradores, insomma è uno scorrimento continuo di immagini e di colori, senza mai dimenticare la gentilezza e l'educazione di questa gente.
Sin dal momento in cui prendi l'ascensore per salire ti accorgi che lo spettacolo sarà stupendo. Non più di venti persona per volta , un guidatore spinge dei pulsanti, tutto l'interno in legno e il gioco è fatto.
L'elevatore fu costruito a fine Ottocento da un apprendista di Alexandre Gustave Eiffel, precisamente da Raoul Mesnier du Ponsard, anch'egli francese. E' essenzialmente fatto di ferro battuto e abbellito da filigrana.
Per salire, come detto in precedenza , si prende una delle due ascensori, anche se a luglio di quest'anno ne era in funzione solo una. Arrivati al piano, si sale una stretta scala a chiocciola che conduce in cima , dove è ubicato il bar.
L'incendio che distrusse il quartiere del Chado nel 1988 fu spento nelle vicinanza dell'elevatore.
Da notare che se avete acquistato l'abbonamento Viva Viagen, il biglietto per salire o per scendere non lo pagate, altrimenti il prezzo è di un euro e quaranta centesimi.
Related Posts with Thumbnails