giovedì 2 luglio 2009

Il bambino con il pigiama a righe - John Boyne -

Forse saranno gli anni che avanzano, forse sono i momenti della vita un pò particolari, ma dopo aver letto questo libro, non ho avuto il coraggio di andare a vedere il film. Eppure lo scopo era quello di leggere prima il libro e poi vedere se il film corrispondeva a quanto narrato. Un mio amico, avendo visto il film, mi aveva avvertito della tristezza della pellicola, ma mai avrei pensato che fosse tale leggendo il libro.
L'autore di questa "favola", è John Boyne, non ha ancora 40 anni ma ha scritto qualcosa di grandioso. Soprattutto , ha scritto con gli occhi di un bambino, vedendo le cose con l'ingenuità classica di chi non conosce le sofferenze e la malizia. Ecco, la sofferenza, nessuno la dovrebbero conoscere, meno che mai un bambino. Questa è la storia di due bambini, profondamente diversi tra loro, Bruno e Shmuel. Il primo, figlio di un ufficiale nazista, il secondo , figlio di genitori polacchi, rinchiuso nel campo di concentramento di Auscit (questo è il modo come chiamava il campo di concentramento Bruno). La famiglia di Bruno, era composta da mamma, papà, la sorellina Gretel,definita "il caso disperato" e lui stesso. Dapprima vivevano a Berlino, Bruno aveva i suoi amici e si divertiva molto. Poi una sera venna a cena il Furio, insomma venne a cena Hitler in persona. Quella fu la cena che sconvolse la vita della famiglia e la sua in particolare. Il papà di Bruno, date le sue alte capacità, fu mandato a dirigere il campo di concentramento di Auscit. Per l'intera famiglia , tranne il papà, fu un trauma. Passare dalla capitale tedesca, con tutte le relative comodità, a un paesino dove esistevano solo baracche, oltre la loro casa, fu quasi un trauma. I primi giorni in Bruno c'era la speranza di tornare a breve a Berlino, dai suoi tre amici, continuare a divertirsi con loro. Ma mano mano che passava il tempo, cominciò a capire che in quella casa ci dovevano rimanere per molto. Ma i bambini vivono di fantasia, cercano con la loro immaginazione di porre rimedio ad una realtà , difficile da capire. Ed uno dei giochi preferiti di Bruno era quello di esplorare ciò che lo circonda e , comunque, un bravo esploratore, si avventura anche il luoghi più lontani. Ecco questo è quello che fece lui. Si avventurò lungo la recinzione del campo di concentramento e alla fine, quando ormai aveva perso le speranza di trovare qualcuno o qualcosa, in lontananza vide un puntino che divenne una macchia, che divenne una striscia, che divenne un bambino. Questo fu il primo incontro tra Shmuel e Bruno. Quest'ultimo non aveva mai visto un bambino così magro e triste. Qui ebbe inizio un'amicizia incredibile tra i due, talmente differenti, ma alla fine uniti dalla loro età. Certo un'età non età per Shmuel, ma che con l'andare avanti della loro frequentazione diventava sempre più vicina tra i due. La loro amicizia era qualcosa di inimmaginabile a qualsiasi altra persona, erano troppo diversi, ma le distanze tra i due ormai si erano annullate.
Non vado avanti, perchè il finale spetta a chi avrà voglia di leggere il libro o in alternativa vedere il film. Penso che il titolo che ho dato a questa mia opinione sia abbastanza chiaro su come questa storia possa andare a finire. Però una conclusione da parte mia è d'obbligo. Cioè che non accada mai più nulla di simile, quello che è successo a un popolo non succeda a nessun altro, ma che, soprattutto, nessun bambino conosca mai un luogo del genere e che i loro occhi possano raccontare i loro divertimenti e le loro gioie.

1 commento:

Francesco e Angelo Cerbone ha detto...

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