giovedì 23 luglio 2009

Mille splendidi soli - K. Hosseini

Questo è un libro che lascia il segno, che continua a parlare anche dopo averlo finito di leggere. Ti rimane dentro, talvolta sembra la lama di un coltello , provoca dolore e rabbia. Khaled Hosseini, dopo "Il cacciatore di aquiloni", è riuscito nell'intento di scrivere un romanzo-verità che rimarrà nella storia.
Il libro tratta dell'Afghanistan, delle continue lotte di potere che l'hanno attraversato per anni e di due donne, profondamente diverse tra loro, che hanno avuto la fortuna/sfortuna di incontrarsi e di condividere una parte della loro esistenza.
E' la vita delle donne, il loro voler essere parte attiva o comunque cercare di esserlo nella difficile realtà afghana. E' la loro sofferenza, il loro sacrificio, quello che rende questo libro speciale. Riesci anche a capire la storia degli ultimi 40 anni di questo paese, sempre al centro dei pensieri dei signori della guerra.
Le due donne, sono Mariam,una "harami", una bastarda, in quanto nata al di fuori del matrimonio. La sua vita nella "kolba", la casa di legno dove vive con sua madre, gira intorno al giovedì, giorno in cui il suo papà la va a trovare e le racconta tante cose belle. Gli parla del suo cinema, di cui lui era proprietario e dei film che trasmetteva e lei con la fantasia volava e volava sempre più in alto e solo quando con i suoi occhi vedrà come era realmente il padre, Jalil, capirà la verità che le ripeteva spesso sua madre Nana, e cioè che sei e sarai sempre una harami e niente e nessuno potrà mai dimenticarlo e soprattutto tuo padre non lo scorderà. E fu così che giunta a Herat, trascorse molti giorni fuori dalla casa del padre senza che questi si preoccupasse minimamente di lei. Soltanto dopo il suicidio di Nana, ebbe un piccolo sussulto, ma solo per poi poterla scaricare ad un calzolaio di Kabul di circa 25 anni più grande di lei e farla sposare.
Comincia una vita piena di tristezza, il burqa come segno distintivo della volontà di Rashid, suo marito e padrone. Un bambino mai nato per problemi di gravidanza, portarono all'esasperazione lui e la sua collera nei confronti di Mariam non cessò mai di finire.
E quante volte aveva ripensato alle parole di Nana, la quale diceva "che ogni fiocco di neve era il sospiro di una donna infelice e che tutti i loro sospiri salivano nel cielo, formavano nubi le quali si frantumavano e silenziosamente cadevano sulla gente. Ecco noi donne in silenzio sopportiamo tutto ciò che ci viene addosso."
Ecco Laila, l'altra donna, nata nell'aprile del 1978 quando Mariam aveva diciannove anni e aveva già passato le pene dell'inferno, sia come harami che come moglie.
Laila, terza figlia di Fariba, sua madre e Babi, suo papà. I suoi fratelli maggiori si arruolarono nella jihad e per la jihad morirono, dando un dispiacere indicibile a Fariba, tanto che non si riprese più da quello stato talvolta surreale. Per Laila, che non aveva ricordi limpidi dei due fratelli, il vero fratello era Tariq, un bimbo che aveva perso l'arto inferiore a causa di una mina e con cui ogni sera scambiava giochi di luce con una torcia per scambiarsi la buonanotte e non solo.
Le varie guerre che si sono succedute, portarono alla partenza di Tariq per stare vicino ai genitori ormai troppo anziani e questo fu un colpo molto difficile da assorbire per Laila. Ormai la loro non era più amicizia, era amore, quello che tutti sognano, quello che tutti vorrebbero vivere e invece …..
Proprio mentre era in procinto di partire da Kabul, una bomba raggiunse in pieno la propria casa uccidendo i suoi genitori e lasciando lei in balia della morte per giorni.
Ed ecco che entra in scena Miriam, ma solo perché Rashid aveva deciso di voler corteggiare quella ragazzina per poi sposarla. Laila acconsentì al matrimonio, ma solo perché portava in grembo il frutto del suo amore con Tariq. Non doveva far passare troppo tempo, altrimenti Rashid se ne sarebbe accorto. Purtroppo nacque una bambina Aziza, anche lei portatrice di sofferenze e tristezze.
Nel racconto mi fermo qui, perché ora inizia la vita tra Mariam e Laila, una vita all'inizio difficile ma poi piena di piccole gioie e quotidianità.

Il mio personale pensiero su questo libero è che assolutamente da leggere e che non è possibile non farsi coinvolgere emotivamente. Lo vivi talmente tanto, che talvolta sembra essere li con loro due, vuoi fare qualcosa o dar loro un consiglio su come comportarsi. L'arrivo dei talebani, per le donne afghane è la stata la fine soprattutto da un punto di vista della libertà di pensiero. Leggere le leggi emanate dai talebani è stato qualcosa di sconvolgente, la donna è ridotta al nulla, perché una donna è il nulla. Tutto ciò è raccapricciante , eppure molte donne hanno dato la vita per poter salvare le loro famiglie. Gli ospedali erano solo per gli uomini, le donne erano dirottate ad un nosocomio di terz'ordine, con l'obbligo per le dottoresse di intervenire a livello chirurgico indossando il burqa.


Queste erano le leggi talebane per le donne:
"Dovete stare dentro casa a qualsiasi ora del giorno. Non è decoroso per una donna vagare oziosamente per le strade. Se uscite, dovete essere accompagnate da un mahram, un parente maschio. La donna che verrà sorpresa da sola per la strada sarà bastonata e rispedita a casa.
Non dovete mostrare il volto in nessuna circostanza.
Quando uscite dovete indossare il burqa, altrimenti verrete duramente percosse.
Sono proibiti i cosmetici.
Sono proibiti i gioielli.
Non dovete indossare abiti attraenti.
Non dovete parlare se non per rispondere.
Non dovete guardare negli occhi gli uomini.
Non dovete ridere in pubblico, in caso contrario verrete bastonate.
Non dovete dipingere le unghie, in caso contrario vi sarà tagliato un dito.
Alle ragazze è proibito frequentare la scuola, tutte le scuole femminili saranno immediatamente chiuse. Se aprirete una scuola femminile sarete bastonati e la scuola verrà chiusa.
Alle donne è proibito lavorare.
Se vi rendete colpevoli di adulterio sarete lapidate."

Nella malvagità talebana, il cervello di un uomo è diverso da quello di una donna, in quanto le donne non sono in grado di pensare e tutto ciò è stato dimostrato scientificamente da medici occidentali
Questo è il talebano pensiero e allora mi rileggo le parole di Nana:
"Come l'ago della bussola segna il nord, così il dito accusatore dell'uomo trova sempre una donna cui dare la colpa .Sempre."
Desidero fare i miei complimenti a Khaled Hosseini e, come lui ha dedicato il suo libro a tutte le donne dell'Afghanistan, io desidero dedicare queste mie righe a tutte le donne che ogni giorno soffrono e combattono per arrivare ad una parità che tarda ad arrivare.

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